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Usura, arrestato in Emilia un uomo ritenuto uno dei reggenti della cosca Grande-Aracri di Cutro

Usura, arrestato in Emilia un uomo ritenuto uno dei reggenti della cosca Grande-Aracri di Cutro

 

È stato arrestato Giuliano Floro Vito – 49 anni di Cutro, residente a Cadelbosco Sopra, nel Reggiano – ritenuto uno degli attuali reggenti della cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri, dal pentito Antonio Valerio del processo Aemilia. Floro Vito è finito in manette ieri mattina perché deve scontare una pena patteggiata di due anni di reclusione (oltre a 4.000 euro di multa) per usura. E ora si trova in carcere. L’esecuzione della condanna era stata sospesa perché l’avvocato del calabrese aveva avanzato al Tribunale di Sorveglianza di Brescia un’istanza per l’ammissione ad una misura alternativa al carcere che però lo scorso 3 marzo è stata rigettata. Così il tribunale di Cremona ha emesso il provvedimento di revoca della sospensione e ha ripristinato l’ordine di carcerazione. La vicenda – stando a quanto ricostruito dagli inquirenti – risale al 2011 quando il proprietario di un bar del cremonese si era rivolto a un 58enne imprenditore di Cutro residente nel piacentino (che ha patteggiato nello stesso processo a 2 anni e 4 mesi di reclusione) per ottenere un prestito di 15.000 euro. L’accordo prevedeva il pagamento di interessi per 3.200 euro al mese con un tasso usuraio di circa il 260% su base annua. Non riuscendo ad onorare il debito, l’imprenditore si era visto costretto a richiedere nei mesi successivi un ulteriore prestito di 10.000 euro stavolta concesso ad un tasso di interesse pari al 162%. In poco più di un anno il barista era arrivato a pagare, solo per gli interessi, oltre 50.000 euro, scontando un tasso superiore al 210% su base annua. Il denaro consegnato al 59enne cutrese dal barista gli era stato a sua volta prestato da Giuliano Floro Vito. Le indagini videro nel maggio del 2012 il 59enne finire in manette e Floro Vito denunciato, entrambi per concorso in usura. Floro Vito era stato arrestato anche nelle more dell’inchiesta Aemilia con l’accusa di associazione di stampo mafioso ed estorsione, ma poi è stato rimesso in libertà su decisione del Riesame. Ma nel 2015 venne colpito da un sequestro preventivo patrimoniale della sua abitazione e di altri beni, con la guardia di finanza che gli contestava la dichiarazione di redditi inesistenti.

 

 

 

 

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