Tragedia della funivia, una pittrice cosentina salva per miracolo

Tragedia della funivia, una pittrice cosentina salva per miracolo

E’ ancora incredula Adele Ceraudo, artista, originaria di Cosenza. Ieri, poche ore prima della tragedia della funivia Stresa-Mottarone che ha provocato 14 vittime, era salita sul monte dopo essersi imbarcata su una delle cabine della stessa linea. La donna, assieme al compagno, ha preso la funivia Stresa-Mottarone intorno alle 10. “Non ho avuto sentore di nulla durante la salita. Il panorama era meraviglioso e ho realizzato un video che ho postato sui social” ricorda adesso. “Provo gratitudine e allo stesso tempo ho il cuore spezzato per quanto accaduto” racconta. Quella di ieri, spiega, doveva essere una giornata di serenità e di ritorno alla normalità, dopo l’allentamento delle restrizioni contro la pandemia ed in occasione delle riaperture, anche dell’impianto che porta sul Mottarone da dove si gode uno dei più panorami più belli al mondo. E in tanti erano in attesa di fare un’escursione in alta quota per ammirare i due laghi, il Maggiore e l’Orta, divisi proprio dal monte. “Era una bellissima giornata – racconta la donna ricordando quei momenti – dopo alcuni giorni di maltempo. Un’atmosfera bellissima, tanta felicità. C’erano gruppi di amici, famiglie e coppie. Abbiamo fatto una meravigliosa escursione e poi ci siamo spostati sul lago d’Orta, dove abbiamo appreso la notizia da alcuni familiari e amici. Ci chiamavano ripetutamente sul telefono ma in un primo momento non abbiamo risposto e abbiamo saputo poi che per questo erano tutti terrorizzati. Ovviamente siamo rimasti scioccati”. “Non ho incontrato nessuna delle persone rimaste coinvolte – dice – ma adesso è come se le conoscessi perché il dolore che provo è immane”. Adele ha lasciato la Calabria giovanissima, ma vi fa ritorno spesso perché a Cosenza vivono i genitori. “Non ho chiuso occhio questa notte e nel week end sarò a Cosenza, a casa – conclude Adele – perché sento di dover abbracciare ancor con più forza i miei genitori”.

 

 

 

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