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Traffico di beni archeologici in Calabria, 23 misure cautelari (servizio RTC)

Traffico di beni archeologici in Calabria, 23 misure cautelari (servizio RTC)

Provenivano dagli scavi clandestini attuati nei siti archeologici di “Apollo Aleo” a Cirò Marina, “Castiglione” a Paludi e in varie altre aree private e pubbliche delle due province i reperti che alimentavano il traffico internazionale smantellato dai carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale che hanno arrestato 23 persone, di cui due in carcere: Giorgio Salvatore Pucci, di 59 anni di Cirò Marina, e Alessandro Giovinazzi (40) anni di Scandale e 21 ai domiciliari). Sono stati eseguiti 80 decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti soggetti, indagati in stato di libertà. Oltre 350 i militari impegnati in sinergia con vari Comandi provinciali dell’Arma ed il supporto dell’8° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Vibo Valentia, dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Calabria” e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia. Contemporaneamente, in ambito europeo, con il coordinamento di Europol ed Eurojust, sono state eseguite, perquisizioni nelle residenze di quattro indagati in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia. Nel corso dell’attività sono stati identificati i componenti di un sodalizio criminoso in grado di gestire tutte le fasi del traffico illecito di reperti archeologici. L’organizzazione, attraverso un gruppo di tombaroli è riuscita ad approvvigionarsi di materiale archeologico destinato al mercato clandestino, per la loro successiva commercializzazione sia in territorio italiano sia in quello all’estero, assicurata da una fitta e complessa rete di ricettatori che secondo il Gip costituisce la “Criminalità archeologica crotonese” e capace di alimentare il reddito di interi gruppi familiari. I carabinieri hanno anche registrato, con l’ausilio di un drone, alcune immagini che riprendono i tombaroli mentre erano all’opera.

redazione@giornaledicalabria.it

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