Tassone: “L’agonia di Moro fu vissuta anche dall’intero Paese”
CATANZARO. “Il 16 marzo del 1978 non è una data per un necrologio ma deve essere un rinnovato impegno a custodire i valori della democrazia e della convivenza”. Lo afferma, in un post pubblicato sul suo profilo Facebook, il segretario nazionale del Nuovo Cdu, Mario Tassone, in occasione del 40esimo anniversario della strage di via Fani e del rapimento di Aldo Moro. “Iniziavano – aggiunge – i 55 giorni di agonia dello statista. Fu anche l’agonia di un Paese che aveva registrato altri fatti di sangue. Con Aldo Moro le Brigate Rosse avevano colpito in alto e il Paese, impreparato, sbandò paurosamente. Ci si divise fra coloro che erano per la trattativa con i brigatisti e coloro che erano per la fermezza. Si parlerà ancora di quei giorni. Le Commissioni parlamentari – sostiene Tassone – hanno ben lavorato anche se tutto non è stato chiarito. Rimangono zone d’ombra e tanti interrogativi senza risposta”. Secondo Tassone, che negli anni ‘70 ha militato nella corrente interna alla Dc che faceva riferimento allo stesso Moro, “il 16 marzo del 1978 non è una data per un necrologio ma deve essere un rinnovato impegno a custodire i valori della democrazia e della convivenza. Le elezioni politiche hanno evidenziato un’Italia in affanno. Troppi gli squilibri, le sperequazioni e le sacche di ingiustizie. Gli estremismi però agitano spettri nefasti di avventure pericolose. Gli odi e le fratture – rileva il segretario del Nuovo Cdu – non costruiscono ma distruggono. È il tempo della responsabilità. Quaranta anni or sono il Paese ritrovò consapevolezza e unità. Fu contenuto e distrutto il disegno del terroristi. Oggi bisogna ripercorre la strada della solidarietà operosa. La tragedia che si consumava e iniziava a via Fani deve costituire un monito per riaffermare quei valori che – conclude Tassone – sono riferimento di una comunità che intende svilupparsi nella sicurezza e nella libertà”.