Sindacati e occupazione: “Serve un piano straordinario per il lavoro”

CATANZARO. Cgil, Cisl e Uil, “unitariamente, ed in piena e condivisa visione confederale con Nidil Cgil, Felsa Cisl e UilTemp regionali” rilanciano il lavoro come priorità del Paese e della Calabria. “In tutti gli incontri, anche recenti, – scrivono in un documento – con i diversi Assessorati è stata ribadita la necessità, non più procastinabile, di un piano straordinario per il lavoro. È nel Piano per il Lavoro – si afferma nel documento – che devono trovare allocazione gli interventi di politiche attive, la costruzione di percorsi di perfezionamento delle competenze curricolari, le azioni di formazione finalizzate alla riqualificazione, gli incentivi occupazionali e di ricollocamento, e le procedure di contrattualizzazione e di stabilizzazione dei diversi bacini di precariato, percorsi diversificati in funzione della natura e della tipologia di derivazione normativa. Il piano per il lavoro – scrivono – deve essere incardinato nei lavori della commissione regionale tripartita, che per natura e composizione, può ricercare convergenze e sintesi fra istituzioni, organizzazioni sindacali e associazioni datoriali che tra pubblico e privato sono protagonisti delle dinamiche sociali, economiche, produttive e di sviluppo, e la finalità deve essere quella della creazione di lavoro vero, duraturo e che abbia carattere contrattuale. Valorizzando e salvaguardando il confronto ed i tavoli dipartimentali ed interdipartimentali rispetto alle singole vertenze ed alle rispettive specificità categoriali. Nella consapevolezza che il lavoro non si crea per decreto o per legge, ma convinti – continuano i sindacati – che nella contrattazione e nel confronto istituzionale possono, a condizione che venga superata la pratica della parcellizzazione disorganica della spesa, ricercando opzioni ed opportunità di rilancio e crescita di sviluppo ed occupazione, a partire dal settore privato dove vanno concentrati percorsi incentivazione del lavoro a tempo indeterminato, al fine di evitare il riproporsi di fenomeni di reiterazione di precariato al termine degli interventi incentivanti”.