Sempre meno alle urne, anche per i sindaci

Inesorabile continua il crollo dell’affluenza alle urne in Italia. Sulla scia delle scorse politiche, che hanno fatto registrare il dato più basso della storia repubblicana (il 63,9%), anche le comunali perdono terreno, seppur in maniera leggermente più contenuta. Al termine dei due giorni di voto, domenica e lunedì, il totale degli elettori che si è recato ai seggi è stato il 59% degli aventi diritto, 2 punti percentuali in meno rispetto al 61,22% delle passate amministrative. In questa tornata elettorale si è votato in 595 comuni, di cui 13 capoluoghi. Gli eventuali ballottaggi sono in programma il 28 e 29 maggio. Il 21 maggio, invece, si voterà in Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, e la settimana successiva -il 28 e 29 maggio- in Sardegna e Sicilia con ballottaggi l’11 e 12 giugno. In Friuli Venezia Giulia, infine, si è già votato il 2 e 3 aprile scorsi. La nuova mappa dei sindaci prende intanto forma. Diverse sono le amministrazioni che il prossimo 28 e 29 maggio andranno al ballottaggio, tema piuttosto caldo anche nella maggioranza dove si spinge per la revisione o addirittura l’abolizione del secondo turno, che attualmente è previsto nei comuni con una popolazione superiore ai 15 mila abitanti. Dei 595 comuni che sono andati al voto tra domenica e lunedì, 13 sono capoluoghi. Di questi, tre vanno al centrodestra (Latina, Treviso e Sondrio), due al centrosinistra (Brescia e Teramo) e uno alle civiche che sostengono Claudio Scajola ad Imperia. Sette sono invece i capoluoghi che si avviano verso il secondo turno. Solo a Siena è avanti il centrosinistra.