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“La Calabria perde 1,3 mln per gli asili nido”

“La Calabria perde 1,3 mln per gli asili nido”

REGGIO CALABRIA. “La decisione del Miur di stanziare i fondi per i nuovi asili nido, penalizzando la Calabria di 1,3 milioni, non ci è affatto piaciuta, danneggiando anche la conciliazione lavoro-famiglia che riguarda maggiormente le donne – sottolineano il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Antonio Marziale, e la presidente della Commissione Pari Opportunità, Cinzia Nava- . Gli impegni familiari si concentrano, infatti, sulle spalle di donne e mamme, costrette a rocambolesche imprese per incastrare tutti gli impegni della giornata – rilanciano Marziale e la Nava in una nota congiunta-. La tutela della maternità e dei piccolini passa da molteplici interventi, che iniziano dal periodo di gestazione e proseguono durante i primi anni di vita del bambino. Ridurre la spesa significa di fatto chiudere gli asili nido, anziché farli aumentare come numero e frequenza portandoci al fianco degli altri Paesi europei”. “Il fatto stesso che l’Italia non riesca a uscire come altri Paesi europei dalla recessione – proseguono Marziale e Nava -, appare fortemente connesso con l’abbandono delle politiche scolastiche di qualità, in primis delle politiche a sostegno della frequenza dei bambini agli asili nido. Ciò è sbalorditivo, rispetto ai continui proclami di attenzione verso la famiglia, le donne e i minori da parte della politica”. “A nulla vale la giustificazione del sottosegretario all’Istruzione, Vito De Filippo, secondo il quale i tagli sono frutto di un accordo raggiunto in Conferenza unificata dove sedevano i rappresentanti di Regioni ed Enti – sottolineano Marziale e Nava – perché nessuno potrebbe affermare che in un territorio depresso come la Calabria la riduzione della spesa di così grave portata possa essere accettata. Se in sede di Conferenza nessuno ha detto niente, ebbene lo diciamo noi – concludono – con la forza di un lavoro che ci pone quotidianamente davanti a sempre più evidenti difficoltà di mamme e bambini, i quali avrebbero dovuto registrare aumenti e non decurtazioni per soddisfare i bisogni cui devono far fronte”.

 

 

 

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