Sbarra (Cisl): “Il riscatto industriale del Sud deve essere una priorità nazionale”
“Non c’è Sud senza riscatto industriale, e non può esserci ripresa economica nazionale se non riparte il Mezzogiorno manifatturiero. Bisogna mettere questo obiettivo tra le priorità di rilancio produttivo assicurando piena e buona qualità di spesa attraverso una strategia di sviluppo partecipata dalle parti sociali”. Lo ha detto a Caserta il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, concludendo l’iniziativa della Fim Cisl che ha riunito tutti i delegati metalmeccanici delle regioni del Sud.
“Il Pnrr, con il 40% delle risorse destinate al Sud – ha sottolineato – è l’occasione irripetibile, l’ultima chiamata. Ma servono idee chiare e principi forti, progetti condivisi dal mondo del lavoro e dell’impresa, capaci di moltiplicare buona occupazione, soprattutto giovanile e femminile, insieme ai fattori di innovazione, digitalizzazione, sviluppo sostenibile, coesione e di produttività. La messa a terra degli investimenti pubblici dovrà essere concertata per garantire il rispetto stringente dei crono-programmi, la verifica delle ricadute economiche, sociali ed occupazionali di ogni intervento, una lotta senza quartiere alla criminalità e al malaffare”.
Per Sbarra, “non esiste politica di coesione che possa fare a meno di un Sud industriale, per questo è urgente una strategia meridionalista fondata su tre pilastri: una forte fiscalità di vantaggio per attrarre capitali privati e per stimolare ricerca e innovazione anche nelle Pmi, il completamento delle reti materiali e sociali, una transizione ecologica e digitale nel segno della sostenibilità ambientale e sociale”.
Sul tema delle delocalizzazioni, Sbarra ha sottolineato che “servono regole chiare perché la libertà delle imprese sia esercitata nel rispetto della responsabilita’ sociale. Chi se ne va per pura speculazione deve mettere in campo patti sociali condivisi dal sindacato per dare continuità occupazionale e produttiva agli stabilimenti, altrimenti è giusto che scattino sanzioni severe”.
Lo stesso vale per la salute e la sicurezza nei siti produttivi: ”Dobbiamo aumentare gli ispettori e i controlli, come pure il coordinamento tra enti, elevando il livello di guardia e stabilendo che chi si macchia di gravi inadempienze deve chiudere l’attività fino a quando non dimostri di essere in regola”. Di certo c’è che “il Governo deve realizzare rapidamente gli impegni presi nell’incontro con Cisl, Cgil e Uil per mettere fine a una guerra silenziosa che porta via più di tre vite al giorno”.
Battaglia “che dobbiamo combattere insieme – ha concluso – anche con relazioni industriali costruttive e responsabili. La contrattazione aziendale flessibile e moderna, insieme alla sfida della partecipazione dei lavoratori alle strategie d’impresa sono la via maestra per migliorare sicurezza, organizzazione del lavoro, produttività. Guai a cedere alle sirene di un populismo che vorrebbe far entrare la legge in ogni piega della regolazione lavoristica”.