Ruderi di epoca cassiodorea scoperti a Squillace
CATANZARO. Potrebbero far parte dell’antico “Vivarium” di Cassiodoro i ruderi scoperti nelle località di Squillace volgarmente indicate come “Tri Munti”, “Milindini” e “Maiu”. Un gruppo di ambientalisti e della Pro loco di Squillace, composto da Agazio Gagliardi, Daniele Cristofaro, Agazio Mellace, ha scoperto casualmente l’insediamento durante un’escursione. È una vasta area, che mostra ruderi e insediamenti murari finora ignoti, anche se variamente tramandati, di circa un ettaro, con due distinti insediamenti, uno prevalentemente costituito da canali, ricettacoli, vasche, opere murarie più o meno consistenti, e l’altro, fatto di opere più solide, a servizio di una sorgente a cascate di limpidissima acqua e di notevole portata. Messo al corrente del ritrovamento, lo studioso Guido Rhodio, già sindaco del centro del catanzarese e presidente della Regione Calabria, sostiene che si tratta di una scoperta di grande portata storica, che va inquadrata nel dibattito plurisecolare di studiosi ed esperti per stabilire in modo certo l’ampiezza degli insediamenti cassiodorei e delle strutture a servizio della città romana di Scolacium. Rhodio indica due percorsi da seguire: il primo riguarda la collocazione topografica della chiesa di S. Ilario, dirimpettaia a quella di S. Martino, che il Courcelle colloca nella pianura del Pellene-Alessi, nonché dei “canali, chiuse, vivai, mulini”, che Cassiodoro descrive con precisione nelle Institutiones e che servivano ad irrigare orti e giardini e ad attivare cure e bagni per i pellegrini e gli ammalati del Vivarium; il secondo percorso è riferito alla famosa lapide, che ora si trova nel municipio di Squillace, riguardante la ricostruzione dell’acquedotto per la città romana di Scolacium, realizzato dall’imperatore Antonino Pio. Questo secondo percorso va letto e interpretato attraverso l’iscrizione composta dal famoso letterato Saverio Mattei, di Montepaone, che documenta con chiarezza, nel 1763, che l’importante lapide fu rintracciata nel fondo dei Pepe, “ad ripas fluminis effossum”, indicazione che coincide perfettamente con l’odierna scoperta della sorgente e ruderi connessi. Lo stesso Rhodio ha informato la Soprintendenza archeologica di Reggio Calabria, il dipartimento “Cultura” della Regione, il commissario prefettizio di Squillace e i comandanti locali dei carabinieri e dei vigili urbani, oltre alle istituzioni culturali del luogo come l’Istituto di studi su Cassiodoro, per i necessari approfondimenti storici e soprattutto per la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione del sito scoperto.