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Rimane fino al 25 febbraio il divieto di spostarsi anche tra regioni “gialle”

Rimane fino al 25 febbraio il divieto di spostarsi anche tra regioni “gialle”

Divieto di spostamento tra le regioni fino al 25 febbraio e altre 3 regioni e una provincia autonoma che, da domenica, da gialle passano ad arancione. Gli ultimi atti formali del governo Conte bis sono il decreto legge che proroga il blocco della mobilità e le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza che determinano il cambio di colore in quei territori dove il contagio è più diffuso: sarà d’ora in avanti Mario Draghi a decidere quale sia la linea da adottare per contrastare la nuova avanzata del Covid, con le varianti del virus sempre più diffuse in tutto il paese. Il Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto di proroga è durato poco meno di mezzora. Un testo di 3 soli articoli in cui si stabilisce che “dal 16 al 25 febbraio sull’intero territorio nazionale è vietato ogni spostamento in entrate e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome” fatti salvi gli spostamenti per “comprovate esigenze” di lavoro, situazioni di necessità o motivi di salute. Sarà inoltre sempre possibile raggiungere la propria abitazione, residenza o domicilio, comprese le seconde case, se di proprietà o con un contratto d’affitto lungo precedente al 14 gennaio. Il governo uscente ha scelto quindi la linea del decreto ponte, evitando di far scadere un divieto ritenuto dai tecnici fondamentale per evitare il diffondersi dei contagi e la circolazione delle varianti, e allo stesso tempo prorogando lo stop agli spostamenti per una decina di giorni, lasciando al nuovo esecutivo la scelta se proseguire poi fino al 5 marzo, quando scadrà il Dpcm, o se procedere diversamente. E’ stato invece Speranza a firmare le nuove ordinanze che collocano Abruzzo, Liguria, Toscana e la provincia di Trento – tutte con un Rt superiore ad 1 anche nel limite inferiore e dunque compatibile con uno ‘scenario 2’ – in zona arancione. Da domenica 14 saranno chiusi bar e ristoranti anche a pranzo (resta consentito solo l’asporto fino alle 18 e la consegna a domicilio), non si potrà uscire dal proprio comune di residenza e non potranno neanche riaprire gli impianti da sci, laddove era previsto. Le tre regioni e Trento si vanno ad aggiungere in arancione all’Umbria e alla provincia di Bolzano, anche se in entrambi i territori i governatori hanno già preso misure da lockdown. In Umbria sono rosse l’intera provincia di Perugia e 6 comuni in provincia di Terni mentre in Alto Agide il presidente Arno Kompatscher ha firmato una nuova ordinanza in vigore fino al 28 febbraio: chiusi i negozi, stop anche alla vendita d’asporto per i bar, obbligo di Ffp2 sui mezzi pubblici, attività motoria e sportiva consentite solo in prossimità della propria abitazione. “La situazione è molto seria – dice Kompatscher – continuiamo a registrare un elevato numero di infezioni a livello provinciale”. Inasprisce le misure rispetto a quelle nazionali anche il presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio; in arancione restano solo le province dell’Aquila e di Teramo mentre quelle di Pescara e Chieti, dove sono stati registrati i casi di variante del Covid, vanno in zona rossa. Non cambia colore invece la Campania, ma Vincenzo De Luca avverte: “abbiamo di nuovo le corsie degli ospedali quasi ingolfate, se i contagi continueranno ad aumentare la Campania passerà in arancione”. Torna in giallo, invece, la Sicilia, che dopo quasi un mese di restrizioni, ha l’Rt più basso d’Italia – a 0,66 – e un rischio basso. Le decisioni del governo e del ministro non hanno stavolta provocato polemiche con i governatori. Ma quelli del centrodestra se la sono presa con il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo il quale in un’intervista ha sottolineato quanto aveva già sostenuto diverse volte: il governo dovrebbe utilizzare l’articolo 120 della Costituzione per evitare che ogni regione vada per conto proprio. “Il mio è stato e resta un suggerimento con l’obiettivo di avere un solido piano nazionale unico per le vaccinazioni”, ribadisce. “Le sue affermazioni sono totalmente lontane dalla realtà rispetto a un’analisi oggettiva su come sia stata affrontata la pandemia in Italia – dicono i presidenti -. Al contrario, proprio grazie alle amministrazioni regionali e alle Province autonome, si è riusciti nel difficile compito di garantire la tenuta del sistema Paese anche in contesti particolarmente complessi e malgrado non poche manchevolezze da parte delle strutture centrali”.

 

 

 

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