Riace, gli indagati sono 31: la Procura aveva chiesto 14 arresti

Riace, gli indagati sono 31:  la Procura aveva chiesto 14 arresti

Sono in tutto 31 le persone indagate nell’ambito dell’operazione “Xenia” che stamane ha portato all’arresto del sindaco di Riace, Domenico Lucano, ed all’emissione di un provvedimento di divieto di dimora per la sua compagna, Tesfahun Lemlem. Oltre a Lucano ed alla sua donna, sono, infatti, iscritte nel registro degli indagati altre 29 persone. La procura aveva chiesto al Gip altri 14 arresti domiciliari oltre a quello eseguito per Lucano. Al primo cittadino è contestato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma anche presunte irregolarità nell’affidamento diretto del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani a due cooperative. Il gip non ha, invece, concesso l’arresto per le ipotizzate irregolarità nella gestione dei fondi destinati ai centri d’accoglienza per i migranti. Per questi capi d’imputazione il procuratore capo, Luigi d’Alessio, ha già annunciato ricorso. Per le altre 29 persone indagate, il Gip non ha emesso alcuna misura restrittiva. Si tratta in gran parte di rappresentanti legali di associazioni e di ditte fornitrici di beni e servizi. Nel rigettare i capi d’imputazione mossi agli indagati in riferimento alla gestione dei finanziamenti ottenuti dal ministero dell’Interno, tramite la prefettura, per la gestione dei progetti Sprar e Cas, il gip Vincenzo Toscano muove alcuni rilievi agli inquirenti. Il magistrato, in relazione ad alcune contestazioni, parla nell’ordinanza di “marchiane inesattezze” in merito al conteggio dei finanziamenti su cui si sarebbe lucrato, di “inconsistenza del quadro indiziario”, del mancato approfondimento “con la dovuta e opportuna attenzione” di alcune ipotesi investigative, di “congetture” riguardo alla distrazione di fondi per altri fini, di testimoni definiti “inattendibili” e di testimonianze raccolte sommariamente e senza le garanzie di legge.

 

Il Gip: “Nessuna ipotesi di reato

riferibile alla gestione dei fondi

 

RIACE. Le indagini della Guardia di finanza, coordinate dalla Procura della Repubblica di Locri, sul sindaco di Riace Domenico Lucano, hanno riguardato anche “numerosi e diversificati profili relativi alla gestione dei rilevanti flussi di denaro pubblico destinati alla gestione dell’accoglienza dei migranti al cui esito sono emerse e riscontrate diffuse e gravi irregolarità”. Sul punto, tuttavia, il gip, nella sua ordinanza, ha affermato che “ferme restando le valutazioni già espresse in ordine alla tutt’altro che trasparente gestione, da parte del Comune di Riace e dei vari enti attuatori, delle risorse erogate per l’esecuzione dei progetti Sprar e Cas, ed acclarato quindi che tutti i protagonisti dell’attività investigativa conformavano i propri comportamenti ad estrema superficialità, il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”. Le irregolarità, secondo la Procura, riguardano, “altre e diverse procedure di affidamento diretto alle associazioni operanti nel settore dell’accoglienza; la rendicontazione dei criteri riguardanti la lungo permanenza dei rifugiati; l’utilizzo di fatture false tramite le quali venivano attestati fraudolentemente costi gonfiati e/o fittizi; il prelevamento, dai conti accesi ed esclusivamente dedicati alla gestione dell’accoglienza dei migranti, di ingentissime somme di denaro cui è stata impressa una difforme destinazione, atteso che di tali somme non vi è riscontro in termini di corrispondenti finalità”. Su questi profili la Procura procederà nei prossimi giorni ad “approfondire ogni opportuno aspetto per presentare l’eventuale ricorso al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, fermo restando che dalle indagini è comunque emersa una pluralità di situazioni che, nell’immediatezza, impone la trasmissione degli atti alla Procura Regionale della Corte dei Conti ai fini dell’accertamento del connesso danno erariale”.

 

 

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