Regioni: audizione sulle proposte di legge per interventi sulla disabilità

Regioni: audizione sulle proposte di legge per interventi sulla disabilità

ROMA. “Osservazioni in merito alle Proposte di legge per interventi a favore della disabilità”, è il tema trattato in audizione dalla Conferenza delle Regioni presso la commissione Affari sociali della Camera, da Lorena Rambaudi (Coordinatore della Commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni e assessore della regione Liguria). Nel Documento consegnato dalle Regioni alla Commissione parlamentare si spiega come tutte le Proposte di Legge hanno come oggetto l’assistenza alle persone affette da disabilità grave prive del sostegno familiare, proponendo anche l’istituzione di un Fondo presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. L’iniziativa è simile a “Dopo di Noi” regolamentato in legge. È auspicabile – sostiene infatti la Conferenza delle Regioni – l’attenzione ad un tema come quello delle strutture “Dopo di noi” che vedono l’interesse delle famiglie e la promozione delle associazioni dei genitori. Peraltro nell’ottica del progetto individuale e della presa in carico socio sanitaria della persona disabile, nelle sue diverse fasi della vita, considerata anche la complessità delle risposte necessarie, le Regioni auspicano la realizzazione di un Piano nazionale per la Non Autosufficienza, dove i contenuti comuni delle diverse proposte di legge, possano trovare collocazione in un sistema organico di supporto domiciliare e residenziale con adeguate risorse pluriennali. Tra l’altro – osservano le Regioni – le proposte di legge, pur citandole, sembrano ignorare le altre norme con particolare riferimento alla legge 104/92 e soprattutto al Fondo per le non autosufficienze, che da oltre un quinquennio con una sospensione nel 2011 è stato istituito ed erogato proprio con la funzione di rispondere ai bisogni domiciliari dei gravi e dei gravissimi. Per le Regioni va sottolineato quindi che esistono anche persone con media gravità che hanno bisogni analoghi per i quali i provvedimenti non darebbero alcuna copertura. Inoltre le Regioni aggiungono che emerge dalle proposte di legge la necessità di approfondire la correlazione con i LEA sociosanitari di cui al DPCM 29 novembre 2001, che se ben funzionanti, come la stessa integrazione sociosanitaria, risponderebbero in larga parte, in maniera corretta ai bisogni domiciliari o di residenza dei disabili gravi (e non) privi di sostegno familiare. Esiste in tal senso il problema della compartecipazione e, in proposito, si può agire migliorando ciò che funziona e rappresenta già un diritto, non sovrapponendo altri principi che non migliorano, ma portano confusione. Il fissare poi livelli essenziali solo per le disabilità gravi, porterebbe ad ulteriori distorsioni poiché tali livelli non sono autonomi, ma derivati da un sistema esistente, che non si è mai consolidato proprio per l’aleatorietà dei finanziamenti, per cui aggiungere un Fondo, sia pure “limitato”, finirebbe per distogliere o eliminare finanziamenti già dedicati al settore, cioè il Fondo per le non autosufficienze. Quindi la Conferenza delle Regioni propone l’introduzione nella Legge di stabilità 2015, di qualche norma di indirizzo, che preveda anche una un’intesa Stato/Regioni/Autonomie per definire meglio, sia i livelli sociosanitari del 2001, che lo stesso Fondo per le non autosufficienze, consolidandolo per almeno un triennio (con rifinanziamento programmato per i trienni successivi), aumentandone la dotazione ad almeno 400 milioni di euro, prevedendo interventi diretti per il domicilio, interventi per la socializzazione/autodeterminazione del disabile grave, supportando fortemente la semiresidenzialità più che la residenzialità e, nel caso di quest’ultima, giungere al superamento delle strutture di 40/60 e più posti a favore di Comunità familiari con il supporto “non discrezionale” del sistema sanitario. Importante può essere anche la promozione delle Fondazioni di partecipazione (aperte agli Enti pubblici) per gli aspetti relativi al sostegno di disabili e famiglie in disagiate condizioni economiche.

 

 

 

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