Regione, Scalzo: “Mi dimetto per rispetto alle istituzioni”

REGGIO CALABRIA. “Ho scelto di dimettermi per rispetto delle istituzioni ma soprattutto per senso di responsabilità politica”. Così il presidente dimissionario dell’assemblea, Antonio Scalzo, ha ribadito all’inizio della seduta del Consiglio regionale della Calabria la decisione di dimettersi, come già annunciato nei giorni scorsi, dopo il coinvolgimento nell’operazione Erga Omnes, condotta dalla Guardia di Finanza sulla cosiddetta “Rimborsopoli” dei gruppi consiliari. “Nessuno del mio partito – ha ribadito Scalzo, che torna a sedere in aula come consigliere del Pd – ha chiesto le mie dimissioni ma non avrei potuto consentire di essere considerato di ostacolo al rilancio del buon governo di questa regione. Il problema del finanziamento dei gruppi consiliari – ha ribadito – va affrontato dalla politica e non solo per via giudiziaria”. “È vero – ha spiegato Scalzo – che, da Presidente del Consiglio regionale, ho assunto un ruolo di “arbitro super partes” nelle attività assembleari; ma è altrettanto vero che per entrare in Consiglio ho ricevuto un’ampia investitura democratica legata a un progetto politico, quello del Partito Democratico e del centrosinistra, di cui sono espressione. Era dunque doveroso, da parte mia, che ogni decisione non fosse frutto di un calcolo personale ma tenesse conto delle superiori esigenze del progetto di governo della Regione Calabria che ho condiviso e che ho intenzione di portare avanti sotto la presidenza di Mario Oliverio. Nessuno, nelle sedi politiche del mio partito di appartenenza, ha chiesto le mie dimissioni. Ma non avrei mai potuto consentire di essere considerato di ostacolo al rilancio dell’azione di buon governo, di cui questa comunità ha bisogno per far fronte alla difficoltà socio-economica in cui essa versa. Sono un uomo di partito e, prima ancora, – ha aggiunto – un cittadino calabrese che, essendo chiamato a svolgere un ruolo pubblico, non può abdicare al senso di responsabilità che proprio da quel ruolo discende”. Scalzo si è soffermato sull’indagine della Procura della Repubblica di Reggio Calabria ribattezzata “Rimborsopoli”. “Ogni cittadino e, a maggior ragione, ogni rappresentante delle Istituzioni – ha detto – deve rispettare il lavoro della Magistratura, che bene ha fatto ad avviare un approfondito esame sull’utilizzo dei finanziamenti ai Gruppi consiliari, in relazione ai quali sono emerse svariate anomalie. Alcune vicende, come quella che ha coinvolto il sottoscritto, ruotano attorno alla necessità di chiarire i criteri di spesa di somme esigue, per conto del Gruppo, in ordine ad attività che riguardavano il Gruppo stesso e che sono state rendicontate in maniera puntuale, nel rispetto della legge vigente e del regolamento interno al Gruppo del PD. Da molte parti la mia posizione in questa indagine è stata definita marginale e, ne sono convinto, sarà chiarita fino in fondo. Tuttavia, – ha aggiunto – quanto più alto è il ruolo che si occupa in seno alle istituzioni democratiche, tanto maggiore deve essere la sensibilità politica. Ed è questo l’altro fondamentale motivo che mi spinge oggi a comunicarvi la mia volontà di rimettere il mandato, ribadendo che il problema del finanziamento dei Gruppi consiliari va affrontato seriamente dalla Politica e non solo per via giudiziaria”. “La disponibilità di somme di denaro e la discrezionalità nel loro utilizzo concessa dalla legge – ha spiegato – ha generato fatti, fotografati dall’indagine della Procura reggina, che non possono essere archiviati in fretta. Se a questo si aggiunge lo stato di profonda e generale crisi economica che colpisce la Calabria, terra in cui la povertà è un male ormai quasi endemico, si coglie la gravità di vicende che finiscono per delegittimare tutte le Istituzioni e segnare una frattura sempre più profonda nel rapporto tra cittadini ed eletti”. Scalzo si è comunque detto “fermamente convinto, e lo sono – ha sottolineato – fin dalle origini della mia formazione politica e culturale, che la Politica non possa e non debba essere un’attività riservata solo ai ricchi. Ecco perché, nel profondo e radicale processo di riforma già predisposto, che dovrà riguardare il finanziamento dei Gruppi consiliari, sarà fondamentale saper distinguere i costi di funzionamento della democrazia dai cosiddetti “costi della politica”, su cui certamente occorre incidere con misure draconiane. Tengo a sottolineare – ha detto ancora – come queste valutazioni non siano nate solo dopo l’indagine su “Rimborsopoli”, ma nascano da una visione condivisa da tempo con l’Ufficio di Presidenza, che ringrazio per il proficuo lavoro svolto in questi mesi”. Scalzo ha poi riassunto alcuni risultati della sua breve presidenza. “La nostra parola d’ordine – ha detto – è stata “sobrietà”. Una linea che abbiamo portato avanti senza ostentazioni, nella convinzione che le rinunce non debbano essere necessariamente di pubblico dominio. Adesso, però, proprio per la peculiare situazione nella quale ci troviamo, è giusto ricordare il venir meno di benefit per i consiglieri regionali. E ancora, non vanno sottaciuti la notevole riduzione dei costi per le missioni, l’abbattimento del 70% delle spese di rappresentanza e della metà di quelle per patrocini e contributi. Una “cura dimagrante” – ha sottolineato – attuata con il nostro primo bilancio di previsione”. Il Consiglio regionale della Calabria, ha rivendicato Scalzo, “ tra gestione e manutenzione del palazzo, personale, vitalizi e indennità, ha drasticamente ridotto il proprio budget che quest’anno a consuntivo si attesterà attorno ai 59 milioni di euro. Abbiamo inoltre avviato la rotazione dei dirigenti, non solo per rispettare le disposizioni in materia di anticorruzione, ma anche per evitare il cristallizzarsi delle posizioni dei dipendenti apicali di questa Amministrazione”.