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Querele temerarie ai giornalisti, appello dalla Calabria

Querele temerarie ai giornalisti, appello dalla Calabria

 

Testate on line e quotidiani calabresi hanno pubblicato ieri un appello per la libertà d’informazione, firmato da Giuseppe Soluri, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, da esponenti sindacali della categoria, oltre che dai responsabili delle testate che promuovono l’iniziativa. Nel mirino dell’iniziativa ci sono le querele e le richieste di risarcimento temerarie, intentate contro i direttori e le redazioni spesso senza fondamento, ma che si trascinano per anni nelle aule giudiziarie, con dispendio di tempo e di risorse per editori e giornalisti, e assai frequentemente si concludono  con la condanna del cronista. In alcuni casi si tratta di iniziative intimidatorie. “Il problema -ha spiegato all’Agi il presidente dell’Ordine, Soluri- non riguarda solo la Calabria, tanto è vero che è stato sollevato a livello nazionale dall’Ordine e alcuni deputati hanno anche presentato proposte di legge volte a limitare il fenomeno con la previsione di pesanti ammende per chi si fa promotore di azioni giudiziarie infondate, ma nella nostra regione sono troppi i casi verificatisi anche di recente”. “È inutile girarci attorno -si legge nel documento- in Calabria c’è una strana idea della stampa libera. Viene applaudita quando tocca “nemici”, secondo una classificazione tanto personale quanto sfuggente. Quando, invece, racconta interessi personali o di cordata diventa un nemico da combattere o, meglio ancora, da abbattere. Gli strumenti a disposizione non mancano: diffide, che preludono ad atti di mediazione, che aprono le porte a richieste di risarcimento che sfociano in querele, spesso temerarie. Gli esempi sono decine: agli imprenditori che, ritenendosi diffamati da un articolo di cronaca, arrivano a chiedere cifre a sei zeri, si aggiungono spesso politici feriti nell’orgoglio da una frase vagamente critica. L’elenco sarebbe lunghissimo”. I firmatari del documento precisano che “non si mette in dubbio il diritto di rivolgersi a un giudice qualora ci si ritenga diffamati. Il punto -viene spiegato- è che il campionario che ogni redazione può esibire mostra richieste tanto bizzarre da far sorgere il dubbio che la vera questione sia un’altra, e cioè cercare di mettere il bavaglio alla stampa. È tempo di rispondere a questa aggressione”.
Come? A riconoscere che il problema esiste sono gli stessi magistrati. I firmatari dell’appello ne citano uno autorevolissimo che suggerisce la soluzione: “Per dirla con le parole del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho -continua il documento- ‘dobbiamo garantire i giornalisti dalle azioni temerarie. I giornalisti sono chiamati in tante cause civili con risarcimenti dei danni stratosferici. E il giornalista così non può svolgere serenamente il proprio lavoro’. Il magistrato, già a capo della Dda di Reggio -si fa rilevare- conosce bene la realtà calabrese e già a suo tempo ha proposto una soluzione: quando viene chiesto il risarcimento, se la querela è temeraria, il soggetto che ha citato in giudizio il giornalista se ha torto dovrebbe essere condannato al doppio del risarcimento del danno richiesto. Perché l’informazione oggi è il cardine della democrazia. E non -è infine scritto nell’appello- un accessorio da esibire a seconda della propria convenienza”.

 

Il presidente Mancuso e i deputati D’Ippolito, Parentela e Sapia fanno proprio l’appello: “La libera informazione un baluardo della democrazia”

“Considero la libertà di stampa un bene comune. Un pilastro della democrazia che, assieme alla salvaguardia dei diritti costituzionali delle persone, va incondizionatamente salvaguardato nell’interesse generale”. Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso. “Raccolgo l’appello, che condivido, del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, di esponenti del sindacato e di molte testate giornalistiche, volto ad individuare -dice il Presidente del Consiglio regionale- le giuste soluzioni rispetto alle querele pretestuose e alla richiesta di spropositati risarcimenti danni finalizzate ad intimidire chi fa informazione”. «Soprattutto in Calabria, i giornalisti vanno tutelati dalle querele infondate e dalle richieste di risarcimento temerarie», affermano dal canto loro, in una nota, i deputati M5S Giuseppe d’Ippolito e Paolo Parentela, che sottolineano: «Condividiamo e promuoviamo l’iniziativa che al riguardo hanno assunto il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, e diverse testate calabresi. Il tema è serissimo, perché dalla libertà dell’informazione dipende molto il futuro del Paese; in particolare della Calabria, che deve fare i conti con il dominio della ’ndrangheta e con pericolose incrostazioni nelle sedi del potere politico, amministrativo e più in generale pubblico. Perciò -aggiungono- è fondamentale che i giornalisti siano garantiti e protetti. Riteniamo prezioso il loro ruolo per lo sviluppo democratico e civile dell’Italia e quindi della Calabria, in cui tutte le forze sane devono riunirsi e convergere per sconfiggere la cultura e la mentalità del silenzio sui fatti, tipica della criminalità organizzata e purtroppo prevalente in molti settori della vita pubblica, spesso anche in ambito politico. Va detto con chiarezza -proseguono i due parlamentari del Movimento 5 Stelle- che le norme attuali danno ampio spazio a tentativi pretestuosi di colpire i giornalisti, che vengono zittiti con azioni legali spesso prive di ogni fondamento. C’è quindi l’urgenza di introdurre delle norme che prevedano tutele forti per chi esercita la professione giornalistica, già fortemente provata dalle recenti limitazioni rispetto alla cronaca giudiziaria. Ci impegniamo -concludono D’Ippolito e Parentela- a lavorare in Parlamento affinché i giornalisti possano raccontare i fatti in maniera critica e senza rischi di condanne o soccombenza rispetto a querele o azioni civili chiaramente arbitrarie».  Prende posizione anche Francesco Sapia, deputato di “Alternativa”. “È doveroso e urgente intervenire in Parlamento per tutelare i giornalisti, che soprattutto in Calabria sono troppe volte vittime di azioni legali pretestuose da parte di politici, imprenditori e vari gruppi di potere”, afferma, in una nota, Sapia. “Non può lasciarci indifferenti -prosegue Sapia- il segnale d’allarme lanciato in tal senso dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, e da importanti testate giornalistiche calabresi. Non è ammissibile che i giornalisti siano intimoriti e imbavagliati da querele e azioni risarcitorie che non hanno alcun fondamento e che rappresentano un vero e proprio bavaglio per la libertà e la completezza dell’informazione, specie in Calabria. È inutile parlare di lotta alla ‘ndrangheta e di attuazione del Pnrr, se in Parlamento non si mette mano alle norme sull’esercizio della professione giornalistica, che oggi più che mai necessita di tutele concrete contro le ritorsioni legali gratuite, da scoraggiare anche con norme che dispongano risarcimenti rapidi a favore dei giornalisti trascinati in tribunale senza aver leso l’altrui dignità”. “Mi impegno -conclude Sapia- a presentare una specifica proposta di legge a tutela della libertà dell’informazione e del lavoro giornalistico”.

 

 

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