Presunti illeciti nelle assunzioni a Fincalabra: al via l’udienza preliminare del processo
CATANZARO. Ha preso il via a Catanzaro, con alcune richieste di giudizio abbreviato, l’udienza preliminare a carico di otto persone, fra cui il Presidente di Fincalabra, Umberto De Rose, componenti del Consiglio d’amministrazione dell’Ente e della commissione esaminatrice per la scelta dei soggetti cui affidare incarichi, indagati in un’inchiesta della Procura della Repubblica del capoluogo su presunti illeciti connessi alle assunzioni avvenute presso la società finanziaria regionale calabrese. Sull’ammissione di tali richieste (avanzate nell’interesse di Umberto Idone dai difensori Gregorio Viscomi e Crescenzio Santuori, di Sergio Campone e Vincenzo Ruberto dall’avvocato Francesco Iacopino, e di Giuseppe Frisini dall’avvocato Giovanni Canino), e sul prosieguo della normale udienza preliminare (per Leonardo Molinari difeso da Luigi Maiorano, Giuseppe Lelio Petronio difeso da Nicolino Zaffina, Flavio Alfredo Talarico difeso da Domenico Galati, e lo stesso De Rose difeso da Gregorio Viscomi e Franco Sammarco) il giudice, Assunta Maiore, si pronuncerà alla prossima udienza del 19 febbraio, data a cui tutto è stato rinviato per via dell’impedimento di De Rose, assente per malattia. Agli indagati il sostituto procuratore, Carlo Villani, titolare dell’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza, ha contestato l’abuso d’ufficio – anche le minacce per il solo De Rose -. Tre, in particolare, i contratti a progetto al centro delle indagini, due dei quali affidati a Lory ed Andrea Gentile, figli del senatore Antonio Gentile, del Ncd. Ed ora, proprio per le presunte irregolarità nell’assegnazione di quegli incarichi, sono finiti nell’aula del gup, oltre a De Rose, anche i componenti della commissione esaminatrice nominata da Fincalabra per la valutazione delle figure da impiegare, Sergio Campone, Giuseppe Frisini e Vincenzo Ruberto, e i componenti del Consiglio di amministrazione dell’ente Umberto Idone, Leonardo Molinari, Giuseppe Petronio e Flavio Alfredo Talarico. L’inchiesta partì dalla denuncia di Aurelio Chizzoniti, presidente della commissione di vigilanza del Consiglio regionale della Calabria, che con un dettagliato esposto chiese alla Procura di Catanzaro di svolgere opportune verifiche presso Fincalabra sulla possibile commissione dei reati di truffa, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio, ritenendo di aver riscontrato alcune irregolarità nell’assegnazione di incarichi, come ad esempio esclusioni sospette di candidati laureati con il massimo dei voti. Lo stesso Chizzoniti fu poi sentito nel corso delle indagini, il 18 giugno scorso, per fornire il proprio contributo agli investigatori i quali, dopo la sua segnalazione, procedettero all’acquisizione in Fincalabra della documentazione relativa ai bandi e concorsi da cui sono derivate le assunzioni al centro dell’inchiesta, e che lo stesso presidente della commissione di vigilanza aveva più volte chiesto senza ottenerne l’invio. Alla fine dell’inchiesta il pubblico ministero, Villani, ha chiuso il cerchio attorno all’affidamento sospetto di tre incarichi in particolare, tre contratti a progetto definiti “assolutamente viziati perché in contrasto con norma fondamentali e generali e con principi basilari pubblicistici dell’ordinamento”, che avrebbero procurato ai candidati prescelti un ingiusto vantaggio patrimoniale. Vantaggi che nel caso di Lory Gentile ammontano a 49.416 euro lordi come retribuzione derivante dal contratto affidato, e nel caso di Andrea Gentile a 37.780 euro, mentre altri affidatari di incarichi sospetti sono risultati Paola Ambrosio e Giuseppe Genise. Tutti soggetti che sarebbero stati ingiustamente favoriti, secondo l’accusa perché “privi di alcuna esperienza professionale ed i cui curricula vitae non erano presenti nell’elenco generale della short list”, ma che “venivano ugualmente selezionati senza che venisse effettuata alcuna valutazione degli stessi e senza finanche l’effettuazione del colloquio invece effettuato con tutti gli altri aspiranti assunti”. Al solo De Rose il pm contesta anche il reato di minacce a pubblico ufficiale che egli avrebbe rivolto a una dirigente della Regione Calabria che avrebbe evidenziato che “alcune unità di personale reclutate non rispondevano alle esigenze professionali fissate in sede di convenzione tra la Regione Calabria e Fincalabra spa”, manifestando il proprio dissenso, sentendosi, sempre secondo l’accusa, aggredire verbalmente e intimidire che se avesse continuato a criticare l’operato aziendale sarebbe stata rimossa dall’incarico.