Presentato Rapporto Unar sull’immigrazione: nel 2013 +16,8% di stranieri in Calabria
CATANZARO. Gli stranieri residenti in Calabria alla fine del 2013 risultano essere più di 94 mila, con 12 mila in più rispetto al 2012, pari ad un incremento del 16,8% e ad un’incidenza sulla popolazione totale del 4,4%. È quanto emerge dal Dossier statistico “Immigrazione” del Rapporto Unar a cura del Centro Studi e Ricerche Idos, presentato in Prefettura a Catanzaro. Secondo lo studio, condotto da Roberta Saladino, ammonta al 12,8 per mille il tasso di crescita naturale ed al 98,4 per mille il tasso migratorio con l’estero. La distribuzione territoriale dei residenti stranieri mostra una maggiore concentrazione nella provincia di Cosenza, che con più di 28 mila presenze è quella che ne registra il maggior numero (33,1%), seguita da Reggio Calabria (32,4%) e Catanzaro (17,6%). Vibo e Crotone, invece, non superano il 10%. Le aree geografiche di provenienza sono prevalentemente europee. Dall’Europa arriva, infatti, il 63,5%, degli stranieri, seguita da Africa (20,4%) e Asia (13,5%). Le prime cinque collettività europee presenti nella regione sono Romania, Marocco, Ucraina, Bulgaria e Polonia. A differenza di quanto accadeva prima del 2007, quando la comunità maggiormente presente era quella marocchina, dopo l’ingresso nella Ue della Romania sono i migranti provenienti da questo Paese la popolazione straniera più presente. Dai dati del Ministero dell’Interno, elaborati dall’Istat, emerge la presenza in Calabria, al 31 dicembre 2013, di oltre 45 mila cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti, tra i quali le collettività più numerose sono quella marocchina (13.317 persone), ucraina (5.733) e indiana (3.550), con quest’ultima che prevalentemente soggiorna nella provincia di Reggio Calabria. All’interno della popolazione non comunitaria complessiva la componente femminile incide per il 45,8%. Un aspetto che caratterizza l’immigrazione in Calabria, infatti, è la crescente femminilizzazione del fenomeno nel corso degli anni. Per quanto concerne, invece, l’inserimento occupazionale, il settore economico che ha registrato la quota maggiore di lavoratori nati all’estero è stato quello dei servizi (49%), seguito dall’agricoltura (25%) e dall’industria (18%). Diminuisce, inoltre, il numero di alunni stranieri iscritti a scuola, che sono stati 12.922, 555 in meno rispetto all’anno precedente. Gli studenti stranieri provengono per i due terzi dall’Europa (65,8% dei casi); seguono l’Africa (21,3%), l’Asia (9,8%), l’America (3%) e l’Oceania (0,1%). Prevalgono di gran lunga gli alunni romeni, che raggiungono quota 4.501, ossia il 34,8% del totale, e i marocchini (2.132, pari al 16,5%). “In Calabria – sottolinea Roberta Saladino, referente scientifica Idos per la Calabria – il fenomeno è ancora più marcato. Si tratta prevalentemente di ricongiungimenti familiari. Oggi le mogli e i figli raggiungono i mariti che da qualche anno sono residenti nella nostra regione”. Un dato rilevante è quello relativo alle imprese che “superano – sottolinea Roberta Saladino – la soglia delle 12 mila”. Imprese per la maggior parte asiatiche, ma “sono anche molte – continua la demografa – quelle di nazionalità svizzera e tedesca. Si tratta di imprese create da italiani nati in altre nazioni e figli di immigrati calabresi che rientrano nel nostro Paese pensando probabilmente di crearsi un futuro lavorativo nella terra dei loro genitori”. La Calabria, poi, è la seconda regione, dopo la Sicilia, per l’accoglienza. Per questo motivo la Regione ha sviluppato una politica di inclusione che passa attraverso gli Sprar, il sistema di protezione per i richiedenti asilo ed i rifugiati, e il Cara, il centro di accoglienza di immigrati a Crotone. “La Regione – spiega Antonio De Marco, direttore generale del dipartimento Politiche sociali – tenta di intervenire in maniera integrata sul tema dell’immigrazione, considerandolo uno dei temi fondamentali per i processi di inclusione in Calabria. La nuova strategia 2014/2020 parte dal tema dell’accoglienza e della mediazione culturale, ma soprattutto riguarderà la tratta di schiavi e i minori non accompagnati, che sono le nuove realtà da monitorare”. E sul rischio sfruttamento del fenomeno immigratorio da parte della criminalità De Marco aggiunge: “Stiamo cercando di alzare l’asticella il più possibile sui controlli sulla qualità e sulla trasparenza delle iniziative presenti su tutto il territorio. Tutte le strutture che da noi intervengono con finanziamento regionale hanno specifiche situazioni di accreditamento e di autorizzazione e sono soggette ad controllo sistematico”. “Da tempo – afferma il prefetto di Catanzaro Luisa Latella – la Calabria accoglie e riceve sbarchi. Stabilizza anche persone sul nostro territorio, com’è successo a Riace con un progetto di accoglienza noto a livello internazionale che ha portato al ripopolamento di quel centro. La Calabria tenta di includere e non solo di accogliere le persone che arrivano sul nostro territorio”. Un ruolo importante è rivestito dal mediatore interculturale che fa da tramite tra le realtà locali. “Essere il tramite ed aiutare gli immigrati a vivere in Italia – racconta Mamadou Seydi Sow, mediatore culturale senegalese – per me è stato importantissimo. Trasferirmi in Calabria è stata una scelta che ho fatto con mia moglie, un’italiana, proprio con questo scopo. L’integrazione passa necessariamente attraverso l’apprendimento della lingua italiana, ma anche e soprattutto attraverso la conoscenza ed il rispetto della cultura del Paese che ci ha accolti”.