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Sequestrati beni per 22 milioni all’imprenditore di Altomonte Giuseppe Borrelli

Sequestrati beni per 22 milioni all’imprenditore di Altomonte Giuseppe Borrelli

Beni, assetti societari e rapporti finanziari, per il valore di circa 22 milioni di euro, nella disponibilità di un imprenditore, Giuseppe Borrelli, 52 anni, sono stati sequestrati dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza che hanno eseguito un decreto del Tribunale di Catanzaro – Ufficio Misure di Prevenzione. L’imprenditore opera nell’area dell’alto Ionio cosentino, ma ha interessi nella città di Roma e zone limitrofe. L’uomo era stato già colpito da provvedimenti interdittivi antimafia irrogati dal Prefetto di Cosenza nel 2016. Il sequestro di prevenzione ha riguardato la totalità delle partecipazioni di 11 società, con sedi rispettivamente ad Altomonte, Roma, Cassano allo Ionio, San Lorenzo del Vallo, attive in vari settori merceologici, e in particolare, raccolta, stoccaggio, trasformazione e smaltimento di rifiuti, edilizia specializzata, torrefazione, trasformazione e commercializzazione, all’ingrosso e al dettaglio, di caffè e prodotti affini, supermercati, compravendita immobiliare, servizi pubblicitari e marketing, compravendita e noleggio di autovetture e veicoli in generale e da corsa, produzione di birra artigianale con somministrazione e ristorazione, costruzioni di edifici residenziali e non, trasporto di merci su strada, assunzione di appalti pubblici e privati per la progettazione e costruzione di opere, fabbricazione e messa in opera di prodotti bitumosi. Sono stati sottoposti a sequestro anche 58 veicoli industriali e non, compresi veicoli di grossa cilindrata, nella disponibilità del compendio aziendale nonché una villa di circa 400 mq, con annesso opificio, intestati alll’uomo, e  90 rapporti finanziari. Il provvedimento cautelare è stato adottato nell’ambito del procedimento di prevenzione avviato con la proposta di applicazione della misura di prevenzione personale e di quella patrimoniale della confisca, sulla base delle indagini di natura economico-patrimoniale e finalizzate a verificare la provenienza dell’ingente patrimonio riferibile al destinatario del provvedimento e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa. L’attività degli inquirenti è stata svolta, nel quadro di una attività di cooperazione investigativa, dal Servizio Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, dalla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Cosenza, dal Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Cosenza della Guardia di Finanza.

 

Messina (Dac): “Il contrasto ai beni illeciti è una priorità”

“L’ingente sequestro di beni eseguito oggi dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza si colloca nell’ormai consolidata strategia di contrasto all’accumulazione illecita di patrimoni che da tre anni impegna la Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, che prevede di affiancare alle investigazioni giudiziarie, le indagini preventive patrimoniali al fine di colpire – con l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali – attività imprenditoriali e beni strumentali accumulati grazie ad investimenti di denaro di illecita provenienza”. A sottolinearlo è il prefetto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine. “E’ infatti in tale ambito -spiega Messina- che gli accertamenti patrimoniali, svolti congiuntamente dalla Divisione anticrimine della questura di Cosenza e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di quel capoluogo, nel quadro della cooperazione disciplinata in questo settore dal protocollo operativo siglato tra la Polizia di Stato e la Guardia di finanza nel febbraio del 2021, hanno consentito di individuare un soggetto collegato a cosche di ‘ndrangheta che ha reinvestito -attraverso l’interposizione fittizia di stretti congiunti e terze persone- i proventi delle attività delittuose in beni e imprese attive nei più disparati settori imprenditoriali, per un valore complessivo di circa 22 milioni di euro. Proseguire nell’azione di contrasto preventivo all’accumulazione illecita di patrimoni, parallelamente alla rigorosa esecuzione delle tradizionali investigazioni giudiziarie -conclude Messina- è una priorità della Direzione centrale anticrimine: sottolineo che, in tale strategia, oltre alle autorità giudiziarie interessate, rientrano a pieno titolo i questori della Repubblica, anch’essi, come le prime, normativamente titolari del potere di proposta di misure di prevenzione patrimoniali”.

 

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