Puccio (Pd): “Il progetto democratico non arretra e si rinnova”

CATANZARO. “Le Primarie che hanno confermato la leadership di Renzi, mandano un segnale chiaro ed inequivocabile: il progetto del Partito Democratico resiste e si rinnova”. Lo afferma, in una nota, il segretario organizzativo del Pd Calabria, Giovanni Puccio. “È fortemente significativo – continua – il messaggio che nel tempo dell’antipolitica e della crisi dei partiti, il PD mantenga intatta la sua potenzialità di rinnovamento e di cambiamento. I populismi trasversali e i loro corteggiatori da destra e da sinistra sono stati sconfitti. Gli iscritti e gli elettori hanno capito con un grado di affluenza alle urne straordinario (quasi due milioni di elettrici ed elettori) che non si giocava solo il destino di Renzi ma di un progetto per l’Italia e per l’Europa. Progetto che rimane ancor più valido. Certamente rimangono le insidie, i limiti e gli interrogativi. La partita più importante è ancora da giocare, ed è quella delle elezioni politiche dell’anno prossimo, ma dopo la sconfitta del referendum i rischi di un riflusso erano seri, aggravati anche da una immotivata e proditoria scissione. Ora il popolo democratico – aggiunge – ha detto la sua e ha ribadito la necessità di non indietreggiare rispetto alla promessa di cambiamento del sistema, delle riforme e di un’Europa che deve marciare nel solco della unificazione e del suo cambiamento in favore dei popoli e della integrazione economica e sociale. Solo così si potrà competere in un mondo che sta cambiando e nel quale stanno manifestandosi rischi gravi che mettono in discussione conquiste sociali e democratiche che si pensava consolidate. Ed è ancora più importante e significativo che l’alto grado di partecipazione si sia espresso nel Mezzogiorno e in Calabria (81.926 votanti, Renzi 72,84%, Orlando 18,61% e Emiliano 8,55%). Ciò significa – spiega – che non si è persa la speranza del Mezzogiorno e dei calabresi; si è capito che occorre mandare un messaggio chiaro. È l’Italia, è l’Europa ad aver bisogno del Mezzogiorno per spostare l’asse delle politiche europee verso l’inclusione e lo sviluppo. Ora il risultato è chiaro ed occorre investire questa fiducia sul futuro. Per farlo occorre andare avanti con decisione sulla linea delle politiche di riforma ed espansive, degli investimenti, della modernizzazione e dello sviluppo. Con ancora maggior determinazione rispetto agli anni scorsi. Nello stesso tempo – continua – occorre prestare attenzione e investire sulla soggettività politica del Partito Democratico”. “Inverare la promessa democratica significa costruire un processo di democrazia organizzata che incanali l’offerta politica di governo e la domanda di partecipazione. Occorrono nuovi strumenti, utilizzando tutte le innovazioni tecnologiche che non possono essere, però, sostitutivi dell’apporto umano e personale né tanto meno possono ridursi a surrogati di un nuovo verticismo autoritario. Le primarie sono lo strumento diretto e personale che sollecita a socializzare problemi e ambizioni. Il Partito Democratico orgogliosamente – dice – difende tale strumento e come si è dimostrato il popolo democratico risponde positivamente. Occorre un ricorso sistemico allo strumento partecipativo delle primarie sollecitandone una legislazione che regolamenti il processo accentuandone gli aspetti di garanzia e di terzietà. Ma sarebbe limitativo se non vedessimo che le procedure democratiche hanno certamente un valore intrinseco e non sono solamente l’arena del potere conteso ma l’occasione per ragionare, proporre e attuare programmi e progetti che vanno incontro a bisogni sociali a garantire diritti inevasi a partire dal diritto al lavoro. Un Partito moderno, in sintonia coi tempi ha l’occasione di rappresentare la moderna Agorà. Gli strumenti di comunicazione di massa, la globalizzazione rende il mondo sempre più piccolo e un partito all’altezza dei tempi non può attardarsi su vecchie liturgie politiche che restringono gli orizzonti al localismo populista che allontana il cittadino dalla sua dimensione sociale e individuale nei contesti sempre più vasti. In tal senso le dimensioni territoriali della politica vanno riformati in modo coerente. Quando Renzi – conclude – parla di un nuovo inizio e non di un quaderno sempre uguale nel quale si gira il foglio, occorre comprendere che riempire le pagine di questa nuova storia spetta a ciascuno di noi”.