Partiti alle prese con collegi sicuri e premiership

Partiti alle prese con collegi sicuri e premiership

La rincorsa è al “si salvi chi può”. Negli ultimi giorni di lavoro parlamentare alle Camere deputati e senatori fanno i conti con il voto anticipato. “Tante persone saranno scontente fra due settimane”, quando saranno approvate le liste, fa presente anche il segretario dem Letta che nell’assemblea di ieri mattina ha presentato il regolamento per le candidature. Il centrodestra farà il punto nella giornata di oggi: al vertice dei leader convocato alla Camera si dovrebbe trovare un compromesso, ogni partito della coalizione indicherà il proprio candidato premier – come invocato dalla stessa Meloni – ma sulla distribuzione dei collegi Forza Italia e Lega inviteranno Fratelli d’Italia ad abbassare le pretese. Fdi chiede di partire dalla base dei sondaggi, chiede che venga riconosciuto che il partito rappresenta il 50% e oltre della coalizione. “Sotto il 45% non possiamo scendere”, afferma un esponente di primo piano di Fdi. C’è chi scommette che la discussione sulla proposta avanzata da FI – il 33% dei collegi uninominali ai tre partiti maggiori della coalizione, con il partito azzurro che si farebbe carico di Udc e Noi con l’Italia, si concentrerà piuttosto su come ripartire i collegi considerati ‘sicuri’ sui singoli territori. Nella distribuzione dei seggi si terrà conto anche dei sondaggi regionali, con FI e Lega che chiedono comunque che si faccia una media, tenendo conto dei risultati storici. Mentre per la questione della premiership un’intesa sulla possibilità che ogni partito della coalizione possa prima del voto proporre un proprio candidato permetterebbe, sottolinea un esponente azzurro, di tirare la volata alla propria lista e “a noi di avere i voti dei moderati”. “Salvini, Berlusconi e Meloni troveranno una soluzione”, assicura il coordinatore azzurro Tajani. Nell’altro campo i riflettori, oltre che sul Pd, sono puntati su Calenda che non ha ancora sciolto la riserva sulle alleanze, mentre Renzi ribadisce che “per il momento corriamo da soli”. Nel Movimento 5 stelle, infine, si ragiona su una quota di circa 40 parlamentari ‘certi’, e la fibrillazione resta tra gli eletti della prima ora e quelli già al secondo mandato.

 

 

 

 

 

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