Operazione “Scirocco” contro i reati ambientali, gli inquirenti: “Era un sistema illegale organizzato”
“Un sistema organizzato per la gestione illecita del sistema di depurazione”. Così il procuratore facente funzioni di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, ha definito il sodalizio colpito dall’operazione “Scirocco” con la quale i Carabinieri, coordinati dalla Dda del capoluogo calabrese, hanno eseguito 18 misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta sulla depurazione in Calabria. Capomolla ha illustrato i dettagli dell’operazione in una conferenza stampa nella sede della procura di Catanzaro, alla presenza dei militari dell’Arma del Noe e dei carabinieri forestali: “L’esecuzione della misura cautelare di oggi – ha spiegato il procuratore ff di Catanzaro – ha riguardato una serie di reati di inquinamento ambientale, di frode nelle pubbliche forniture e di attività organizzata per il trattamento illecito dei rifiuti. Tutto connesso al sistema della gestione degli impianti di depurazione che erano in capo ad un’unica società che si era giudicata gli appalti relativi alla gestione degli impianti di depurazione in numerosissimi comuni della Calabria, di tutte e cinque le province. Una gestione – ha spiegato Capomolla – assolutamente deficitaria, con l’inadempimento dei contratti stipulati e di tutte le prescrizioni previste dai capitolati e con l’illegale sversamento dei rifiuti e dei fanghi, il tutto avvenuto attraverso anche tutta una serie di attività di falsificazione della documentazione dei formulari identificativi dei rifiuti”.
Capomolla ha parlato di “importante attività investigativa resa possibile grazie alle specifiche competenze tecniche di carattere investigativo dei comandi dei carabinieri tanto del nucleo di tutela ambientale quanto del comando forestale. Per questa attività ci vuole una specifica competenza che riguarda una specifica materia relativa sia al trattamento delle acque sia allo smaltimento dei rifiuti. L’attività di questo procedimento penale ha comunque specificato il procuratore ff di Catanzaro – nasce da una segnalazione di Arpacal relativa ad un impianto di depurazione della provincia di Catanzaro e poi da lì lo sviluppo dell’indagine e la possibilità di approfondire per andare al di là di quella che poteva sembrare un apparente malfunzionamento accidentale dei depuratori e che invece si è rivelato essere un sistema organizzato per la gestione illecita del sistema di depurazione”.
Un sistema che – hanno spiegato gli inquirenti – “ha determinato in alcuni casi un notevole danno ambientale”. Nel mirino degli investigatori anche alcuni amministratori comunali – 5 sono stati raggiunti da avvisi di garanzia – e del resto “il reato di frode nelle pubbliche forniture significa che certe situazioni possono verificarsi per un difetto di attenzione e di vigilanza degli organi pubblici preposti”, ha osservato Capomolla specificando però che nel corso dell’inchiesta “è stato anche accertato il comportamento corretto e il controllo ferreo di altri amministratori comunali”.