Operazione “Gentleman 2”, colpo ai clan della Sibaritide

Una vera e propria “holding” criminale, con la “regia” delle cosche della Sibaritide, con “cellule” operative in Italia, Belgio, Germania e Albania e con collegamenti con i cartelli del Sudamerica e anche del Messico. La conferma della dimensione ormai globale della ‘ndrangheta arriva dall’operazione “Gentleman 2” della Guardia di Finanza, operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Nicola Gratteri e culminata oggi con l’esecuzione di 25 misure cautelari e sequestri per 3,8 milioni.
A illustrare, in una conferenza stampa nella Procura di Catanzaro, i dettagli di un blitz che ha registrato una forte collaborazione tra inquirenti di mezza Europa, concretizzatasi nell’allestimento di una “Squadra investigativa comune”, è stato lo stesso Gratteri, che ha parlato di “giornata importante e di indagine importante perché conferma l’alto target raggiunto dalla Guardia di Finanza ma anche la cooperazione preziosa di organismi internazionali come Eurojust, Europol, Interpol, Dcsa e della polizia federale belga e tedesca che ci hanno sorpreso per l’alta professionalità”. Una cooperazione “importante anche perché – ha proseguito Gratteri – ci ha consentito di colpire un’organizzazione dedita al traffico internazionale di droga ancora più pericolosa perché armata: ci troviamo infatti in un contesto mafioso che non è pericoloso solo perché importa tonnellate di cocaina ma anche perché si prepara alla difesa del territorio in conflitto con altri gruppi”.
A tirare le fila di un narcotraffico che importava imponenti carichi di droga anche dagli Stati Uniti le cosche dominanti nella Sibaritide, la cosca Abbruzzese e la cosca dei Forestafano, già al centro dell’operazione che ha anticipato quella odierna, “Gentleman 1” di alcuni anni fa: due cosche un tempo in guerra ma ora federate in un’alleanza cementata dal comune business della cocaina.
Nell’incontro con i giornalisti è stata poi evidenziata la capacità dei vertici dei due clan di gestire una sorta di “Spectre”, una rete di rapporti e di contatti sempre più fitti con broker in Albania, Belgio e Germania, contatti e rapporti che avvenivano attraverso criptofonini e piattaforme di messaggistica con sedi legali all’estero, in Canada in particolare, decrittate solo grazie alle sempre più sofisticate tecniche di indagine utilizzate dalla Guardia di Finanza. Al centro della rete soprattutto un broker pericoloso latitante di origine greca, che gli inquirenti sono riusciti ad acciuffare in Germania dopo averlo monitorato per un anno senza soluzione di continuità: l’uomo – hanno spiegato gli inquirenti – era in costante contatto con un esponente della ‘ndrangheta di Corigliano dislocato sul posto e con le nuove leve delle cosche sibariti. Ma questa era solo una parte di un’organizzazione molto più capillare che si muoveva su scala internazionale, agganciando i cartelli sudamericani e messicani e rilevando l’attivismo e il salto di qualità dei gruppi albanesi, un aspetto quest’ultimo rimarcato in conferenza stampa dagli investigatori come “un dato di particolare interesse”.
Una dimensione transnazionale che per questo ha richiesto uno sforzo congiunto di forze di polizia di diversi Stati, in particolare quelle di Belgio e Germania, uno sforzo congiunto che tutti i partecipanti alla conferenza stampa hanno sottolineato: all’incontro con i giornalisti del resto, ha partecipato in collegamento da Liegi anche il commissario capo della polizia federale del Belgio, Francois Farcy. Presenti alla conferenza stampa nella Procura di Catanzaro anche il procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla, e i vertici della Guardia di Finanza, tra cui il comandante regionale Guido Mario Geremia e il comandante provinciale di Catanzaro Domenico Grimaldi. Nove arresti sono stati effettuati in Belgio su mandato delle autorità giudiziarie locali.