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Operazione Basso profilo, 50 misure cautelari

Operazione Basso profilo, 50 misure cautelari

Sono 50 i destinatari di misure cautelari nell’ambito dell’operazione “Basso profilo” della Dia, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che vede indagati esponenti delle principali cosche della ‘ndrangheta crotonese insieme con esponenti politici locali e nazionali, fra cui  Lorenzo Cesa. L’accusa, per il  segretario dell’Udc dimissionario, è associazione a delinquere aggravata dalle modalità mafiose.
Nel corso della notte, 200 uomini della Dia, provenienti da tutti i centri e sezioni operative d’Italia, supportati da poliziotti, finanzieri e carabinieri hanno coadiuvato gli investigatori della sezione operativa della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro. Tredici le persone in regime di custodia in carcere, 35 quelle in regime di custodia domiciliare, una dell’obbligo di divieto nel comune di Catanzaro e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il provvedimento, emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro, Alfredo Ferraro, su richiesta del procuratore capo Nicola Gratteri e dei sostituti procuratore Paolo Sirleo e Veronica Calcagno,con il quale sono stati disposti gli odierni provvedimenti cautelari, avrebbe consentito di assestare un duro colpo all’associazione di tipo mafioso, denominata ‘ndrangheta, costituita da un insieme di “locali” e “’ndrine” distaccate e operanti nelle diverse Province calabresi e riferite, tra gli altri, a soggetti di caratura ‘ndranghetista come Nicolino Grande Aracri, Giovanni Trapasso, Alfonso Mannolo e Antonio Santo Bagnato.
Il loro coinvolgimento, scrive la procura, “non è di poco conto, laddove si consideri che a ognuno di essi corrisponde una sfera di “competenza territoriale” ben delineata”. Ciascuno di loro ha rapporti con l’imprenditore Antonio Gallo, alias “il principino”, un “jolly in grado di rapportarsi con i membri apicali di ciascun gruppo mafioso non in senso occasionale e intermittente – scrive la Dda – bensì in senso organico e continuo”. L’imprenditore avrebbe mostrato di essere in grado di interloquire, anche direttamente, con i boss delle cosche, “manifestando in tal modo una significativa caratura criminale e presupponendo una vera e propria appartenenza alla ‘ndrangheta”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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