Arrestati i presunti responsabili dell’omicidio Gioffrè a Seminara
REGGIO CALABRIA. Operazione del comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, per l’arresto di tre persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di omicidio, estorsione, porto e detenzione di armi, con l’aggravante delle modalità mafiose. L’operazione è il frutto delle indagini avviate a seguito dell’omicidio di Fabio Giuseppe Gioffrè, allevatore di Seminara ucciso il 21 luglio scorso in un agguato mafioso in cui rimase ferito anche un minore bulgaro. In particolare, le indagini dei carabinieri hanno permesso di fare luce sul contesto in cui è maturato il delitto, riconducibile alle articolate dinamiche criminali del territorio della Piana di Gioia Tauro, e di individuare uno degli autori materiali dell’omicidio. Il gip, Filippo Aragona, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, ha contestato ai 3 arrestati i reati di omicidio in concorso, estorsione, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi comuni da sparo, con l’aggravante di aver commesso i fatti con modalità mafiose e per agevolare le attività della cosca di appartenenza. I destinatari della misura sono Domenico Fieramonte, 41 anni, Giuseppe Domenico Laganà Comandè, 20 anni, e Saverio Rocco Santaiti, 58 anni. Le indagini sono collegate all’operazione Ares del 9 luglio scorso, che ha evidenziato la preponderante influenza delle formazioni della ‘ndrangheta di Rosarno sulle attività delittuose nella Piana e nei comuni pre-aspromontani. Il 21 luglio scorso, in contrada Monte di Seminara, in un terreno di proprietà in cui svolgeva l’attività di allevatore, Fabio Giuseppe Gioffrè, pregiudicato conosciuto come ‘Siberia’, veniva ucciso a colpi d’arma da fuoco da due sicari con il volto coperto. Nell’agguato rimaneva ferito anche un bambino bulgaro al torace e al braccio sinistro, e il capannone edificato sul fondo agricolo veniva parzialmente danneggiato da un incendio, probabilmente appiccato dagli stessi autori dell’omicidio. L’inchiesta è basata su acquisizioni di natura tecnica e complicata dal contesto sociale e familiare della vittima, particolarmente omertoso e ostile, ma ha raccolto indizi sulla colpevolezza, con il ruolo di esecutore materiale dell’omicidio in concorso con un’altra persona da identificare, di Fioramonte, titolare di un frantoio a Seminara, ritenuto contiguo ai Grasso di Rosarno. Il delitto si inquadra nelle pretese estorsive dei gruppi Laganà e Santaiti, entrambi attivi nel territorio di Seminara e, a tratti, contrapposti alla cosca Gioffrè di cui la vittima era un esponente di rilievo. Nel corso degli accertamenti svolti per l’operazione Ares, infatti, sono state captate una serie di conversazioni ambientali dalle quali emergeva che nel maggio scorso i Fioramonte, legati da vincoli di parentela con i Grasso, si erano rivolti a Rosario Grasso per cercare protezione dalle continue e pressanti pretese dei Laganà e Santaiti che stavano mettendo in difficoltà l’attività imprenditoriale di famiglia con due richieste di ‘pizzò documentate e reiterate in un ampio arco temporale, oggetto dell’odierno provvedimento in relazione alle posizioni di Laganà Comandè e Santaiti. Gioffrè si era attivato autonomamente per portare davanti ai Grasso le persone che avevano commesso estorsioni nei confronti dei Fioramonte, ossia proprio Giuseppe Domenico Laganà Comandè e Saverio Rocco Santaiti. I Grasso chiesero a Laganà Comandè di non vessare più i Fioramonte, e spronarono questi ultimi a reagire duramente nei confronti di ulteriori tentativi di estorsione, potendo contare proprio sul loro appoggio. Nei confronti dei Santaiti, che rifiutano di ridiscutere i termini dell’estorsione poiché ritenuti frutto di accordi pregressi e ormai consolidati, i Grasso, dicono le indagini, valutavano di interessare un altro gruppo criminale di spessore, i Bellocco, per convincerli a desistere dalle pretese. Gioffrè, nel labile equilibrio fra rapporti obliqui e opachi, aveva un suo personale interesse nella vicenda, e tra i Fioramonte, alcuni riponevano fiducia nella sua capacità di mediazione, altri apparivano infastiditi dall’intromissione di quest’ultimo. L’omicidio di Gioffrè costituisce per gli inquirenti la reazione sanguinaria della famiglia Fioramonte alle reiterate richieste estorsive ricevute dai mafiosi di Seminara. Durante la notifica dei provvedimenti, i militari dell’Arma di Gioia Tauro hanno tratto in arresto, al termine della perquisizione domiciliare, anche Fioramonte Salvatore Fioramonte, 32 anni, trovato in possesso di un revolver cal. 38 con matricola abrasa, carico, nascosto all’interno di un armadio del garage della propria abitazione di San Ferdinando.