Una coop: “I giovani rinunciano al lavoro per minacce”
CATANZARO. “No grazie non sono più interessato al lavoro che mi propone”. Dopo un primo colloquio, decine di candidati declinano l’offerta con le scuse più improbabili. Avviene in Calabria, terra con 160 mila inoccupati ( 23,4%), secondo i dati Istat del 2014, tra le più povere d’Europa. Motivo delle rinunce? Non sono certo altre opportunità individuate nel frattempo. I rifiuti derivano da motivi “ambientali”. “Vengono, si presentano, fanno il colloquio poi rinunciano. Il fenomeno riguarda soprattutto i cosiddetti lavoratori in conto terzi e in particolare gli scuotitori di ulivi, cioè coloro che hanno delle macchine agricole a cui offriamo lavoro. Abbiamo fatto appelli anche a organizzazioni di categoria. Inutile… rinunciano” A parlare, in esclusiva con Eleonora Daniele e Klaus Davi per Storie Vere, è Domenico Luppino, titolare della cooperativa “Giovani in Vita” di Reggio Calabria, in un servizio che andrà in onda prossimamente su Rai Uno e del quale è stata fornita un’anticipazione stampa. “Più volte abbiamo fatto anche annunci. Ne abbiamo chiamati a decine. Si presentano, fanno il colloquio e poi si eclissano con le motivazioni più assurde: piove, maltempo, c’è stato il terremoto, sono malato, mio nonno non sta bene… . Rinunciano dopo avere chiesto conto a chi regge il territorio. La gente sarebbe allettata da questo lavoro. In questo momento – spiega Luppino – stiamo lavorando su quasi 500 ettari di uliveti. Sarebbe un lavoro importante in una terra con una disoccupazione così alta. Evidentemente la forza dell’assoggettamento è più forte della necessità”. Luppino racconta che “i Clan sono arrivati a bruciarci gli ulivi proprio mentre cercavamo di spegnere il fuoco ad altre piante. Ma non ci sentiamo abbandonati dallo Stato. L’attuale giunta regionale della Calabria si è interessata molto a noi e ci sta aiutando”, precisa Luppino nell’intervista a Davi e Daniele.