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Reggio Calabria, beni per 25 milioni confiscati a Cellini

Reggio Calabria, beni per 25 milioni confiscati a Cellini

Beni mobili e immobili per un valore di 25 milioni di euro sono stati confiscati dalla Guardia di finanza al medico chirurgo reggino, Francesco Cellini ritenuto contiguo alla ‘ndrangheta. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda reggina. L’uomo, sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, è stato coinvolto nell’operazione “Sansone” condotta nel 2016 contro le cosche Condello di Reggio Calabria e Zito-Bertuca, Imerti-Buda di Villa San Giovanni. Secondo l’accusa, come medico e legale rappresentante della cooperativa Anphora che gestisce la clinica Nova Salus avrebbe ricoverato mafiosi per evitargli il carcere e curato i latitanti Pasquale e Giovanni Tegano. Emerse, dagli accertamenti dei finanzieri, anche condotte di evasione fiscale, falso in bilancio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti finalizzate al reimpiego di proventi illecitamente acquisiti.

La confisca è stata eseguita dai militari del Comando provinciale di Reggio Calabria con l’ausilio di personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico) e sotto il coordinamento della Dda, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Calogero Gaetano Paci e del sostituto Walter Ignazitto. Nell’ambito dell’operazione “Sansone”, condotta dal Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, Cellini, all’epoca medico responsabile e legale rappresentante della cooperativa Anphora che gestiva la clinica “Nova Salus”, di Villa San Giovanni era risultato in rapporti con Pasquale Bertuca, capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, al quale aveva dato la propria disponibilità al ricovero nella struttura sanitaria di soggetti mafiosi al fine di consentire l’accesso a trattamenti penitenziari meno afflittivi della detenzione carceraria. In occasione dell’operazione “Meta”, condotta dal Ros dei Carabinieri, erano inoltre emersi i rapporti del professionista con il boss calabro-milanese Giulio Giuseppe Lampada e con il politico Alberto Sarra assieme ai quali era stata progettata la costruzione, mai avvenuta, di una clinica nella frazione di Gallico, all’interno di una proprietà di Lampada. Da diversi procedimenti penali erano anche scaturite contestazioni fiscali e tributarie originate da attività di verifica ai fini delle imposte dirette nei confronti della citata cooperativa “Anphora”, così come dichiarazioni di più collaboratori di giustizia sui collegamenti tra Cellini e la ‘ndrangheta risalenti già ai primi anni novanta quando il medico avrebbe effettuato prestazioni sanitarie a latitanti come Pasquale e Giovanni Tegano e Vincenzo Zappia ferito a colpi di arma da fuoco in un agguato. Dagli accertamenti sul patrimonio accumulato da Cellini e dal suo nucleo familiare nell’ultimo trentennio è venuta fuori, secondo gli investigatori, la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale.

redazione@giornaledicalabria.it

 

 

 

 

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