Blitz antindrangheta della Gdf in sette regioni: 41 arresti

Oltre 160 finanzieri del Comando provinciale di Bologna, dello S.C.I.C.O. e di altri reparti del Corpo stanno eseguendo 41 ordinanze di custodia cautelare, disposte dal gip del tribunale felsineo, in Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata e Calabria, nei confronti di appartenenti ad una associazione a delinquere, composta da italiani affiliati o vicini alla ‘ndrangheta reggina e crotonese e dedita al traffico internazionale di stupefacenti.
I dettagli dell’operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà con inizio alle 10:00, presso la sede del Comando provinciale della Guardia di finanza di Bologna, alla quale parteciperà, tra gli altri, un rappresentante della Homeland Security Investigations (HSI) presso l’Ambasciata statunitense a Roma.
Grazie all’acquisizione delle chat criptate intrattenute tramite la piattaforma Sky ECC, smantellata nel 2021 a seguito di un’operazione di un Joint Investigation Team sotto l’egida di Europol, le fiamme gialle hanno ricostruito la struttura del sodalizio criminale e l’intera filiera dell’approvvigionamento dello stupefacente.
Capo dell’associazione, un boss già noto per essere ai vertici della ‘ndrina “Staccu” di San Luca (RC), latitante in Spagna dal 2018 e tratto in arresto a marzo 2021.
Nel periodo di latitanza, il boss ha tirato le fila di una vastissima rete di narcotraffico internazionale in grado di gestire carichi di stupefacente nell’ordine delle centinaia di chilogrammi al mese, in affari con i potentissimi cartelli Sudamericani (fra cui il Primeiro Comando da Capital brasiliano e organizzazioni criminali colombiane, peruviane, messicane e boliviane) e alcuni dei più noti e pericolosi latitanti italiani.
Tramite l’incessante brokeraggio del boss, lo stupefacente, proveniente dai Paesi di produzione Sud-Americani, giungeva nei porti dell’Europa settentrionale (in particolare Anversa e Rotterdam) per essere subito dopo distribuito in tutto il vecchio Continente. Il boss aveva affidato la gestione del mercato italiano ai promotori dell’associazione, calabresi da anni residenti nel Parmense e nel Reggiano che, avvalendosi di basi logistiche dislocate in varie regioni (Calabria, Lazio e Lombardia), di corrieri e di imprese compiacenti, erano in grado di occuparsi, con indiscussa professionalità e disinvoltura, dei traffici illeciti della Cosca in tutta la Penisola.