Cosca Cordì, dieci persone in manette (servizio RTC)
Carabinieri e guardia di finanza di Reggio Calabria stanno eseguendo un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 10 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, danneggiamento seguito da incendio e detenzione abusiva di armi, con l’aggravante del metodo mafioso.
Il provvedimento rappresenta l’epilogo di approfondite indagini che hanno messo in luce le responsabilità degli affiliati della cosca ‘Cordì’ in una serie di estorsioni, atti intimidatori e danneggiamenti volti sia a imporre il pagamento del pizzo a imprese edili e attività commerciali della locride, sia a conseguire il monopolio delle attività cimiteriali locresi.
Gli arresti scaturiscono dall’unificazione di tre distinte e convergenti indagini della Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri, dalla Stazione Carabinieri e dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Locri che, coordinati dal Procuratore Aggiunto, Giuseppe Lombardo e dai sostituti procuratori Giovanni Calamita e Diego Capece Minutolo, hanno permesso di ricostruire l’attuale operatività di gruppi criminali facenti capo alla storica cosca Cordì di Locri, ai cui dirigenti e partecipi vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, illecita concorrenza con minaccia o violenza, violazione delle prescrizioni della sorveglianza speciale, detenzione e porto in luogo pubblico di armi, con l’aggravante di aver agito con metodo mafioso ed al fine di favorire gli interessi della ‘Ndrangheta nella sua articolazione territoriale nota come cosca Cordì. Le indagini hanno permesso di ricostruire le pretese estorsive rivolte in danno di un imprenditore edile, affidatario di alcuni lavori banditi dal Comune di Locri con richieste variabili dai 1.500 ai 18.000 euro in relazione al valore del lavoro. In un caso, gli estortori hanno tentato di imporre all’imprenditore anche stipula di contratto subappalto a favore di una ditta locrese priva dei requisiti di legge, poiché non inserita nella ‘white list’ prefettizia.
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