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Naufragio di Cutro, l’imputato Ufuk: “Io ero solo il meccanico della barca. Ho barattato il viaggio. Volevo fuggire dalla Turchia per motivi politici”

Naufragio di Cutro, l’imputato Ufuk: “Io ero solo il meccanico della barca. Ho barattato il viaggio. Volevo fuggire dalla Turchia per motivi politici”

“Io ero solo il meccanico della barca ed ho barattato il pagamento del viaggio con il compito di macchinista per riparare il motore. Non ho mai guidato la barca. Mi dispiace tanto per il dolore causato ai familiari delle persone morte”. Così si è espresso Gun Ufuk, il cittadino turco di 29 anni imputato per il naufragio di Cutro, per il quale questa mattina il pubblico ministero Pasquale Festa – a conclusione del processo con rito abbreviato – ha chiesto una condanna a 20anni di reclusione e 2,1milioni di multa ritenendolo responsabile dei reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio colposo e morte in seguito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ufuk, difeso dell’avvocato Salvatore Falcone, si è sottoposto ad interrogatorio nel corso di una lunga udienza nella quale, pur ammettendo di essere parte dell’equipaggio, ha fornito la sua versione dei fatti: “Io dovevo scappare dalla Turchia per motivi politici. Ero stato arrestato perché considerato di fare parte del movimento che aveva condotto il tentato golpe del 2016. Nel 2019 sono stato in carcere per otto mesi perché criticavo Erdogan e le sue politiche. Quando sono uscito per due anni ho dovuto presentarmi alla polizia ed ho tutt’ora il divieto di uscire dalla Turchia. Per chi è considerato golpista non è facile vivere in Turchia. Siamo discriminati dalle autorità e non riusciamo a trovare lavoro. Per questo ho deciso di partire, ma non avevo i soldi necessari e così ho accettato di fare il meccanico della barca che doveva arrivare sulla costa italiana e tornare. Mi ha fatto conoscere gli organizzatori del viaggio Bayram, mio amico, che era il comandante della barca e che è morto nel naufragio”.

“La barca – ha detto Ufuk – la conduceva il mio amico Gulem Byram (deceduto nel naufragio, ndr) che aveva già fatto altri viaggi. Io stavo vicino a lui ma non ho mai guidato. Quella notte ho sentito che l’imbarcazione aveva toccato qualcosa ed ho visto Byram che cercava di virare: ha dato gas ma il motore si è spento. Io ho avuto paura e mi sono tuffato perché la barca era inclinata. Ho nuotato mezz’ora e sono arrivato sulla spiaggia, Byram non ha abbandonato la barca. C’era caos, gente che gridava. Prima dell’incidente le altre persone a bordo hanno più volte chiamato i numeri di emergenza”. L’imputato ha poi raccontato di essere scappato in Austria “insieme a Mohamed, il capitano della prima barca che poi si era rotta (si tratta di Mohamed Abdessalem, di 26 anni, siriano arrestato il 5 dicembre nel carcere di Lecce dove si trova detenuto per altra causa, ndr). Abbiamo camminato per 5 ore e poi ricordo che c’era un porto abbiamo preso un taxi per Bari. Ha pagato Mohammed. Da Bari siamo andati a Roma e poi verso la Germania, ma a Salisburgo mi ha fermato la polizia”.

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