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Matrimoni combinati per immigrati: sgominata un’organizzazione a Cosenza

Matrimoni combinati per immigrati:  sgominata un’organizzazione a Cosenza

COSENZA. Costava dai 4.500 ai 6.000 euro combinare un matrimonio che consentisse a cittadini stranieri di acquisire il diritto di rimanere in Italia. Ad occuparsene era un’organizzazione criminale la cui attività è stata scoperta dai carabinieri del Ros, in collaborazione con quelli del comando provinciale di Cosenza. Su delega della Procura della Repubblica del capoluogo bruzio, i militari dell’Arma hanno notificato un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale nei confronti di 3 persone, ritenute responsabili in concorso dei reati di favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri nel territorio italiano. Ad uno degli indagati è anche contestato lo spaccio di sostanze stupefacenti. Gli inquirenti hanno anche eseguito decreti di perquisizione nei confronti di altre 6 persone, tutte ritenute accusate di associazione per delinquere e di favoreggiamento della permanenza illegale di stranieri nel territorio italiano. Le indagini sono state avviate nell’estate del 2016 dopo le dichiarazioni di un cittadino marocchino riguardo ad un presunto affiliato all’Isis, il quale avrebbe confidato propositi di attentati terroristici da eseguire in Europa e in alcune cittadine del Marocco. Gli accertamenti svolti sulla base delle notizie fornite dal testimone hanno permesso ai Carabinieri di identificare lo straniero nel cittadino marocchino S.B., domiciliato a Cosenza. Nella seconda metà di agosto 2016, a soli tre giorni dalle attivazioni dei controlli tecnici, il sospettato aveva lasciato l’Italia per recarsi in Marocco dopo aver soggiornato brevemente in altri stati europei. Il presunto terrorista, insieme al fratello M. B., pure domiciliato a Cosenza, si sarebbe avvalso dei servizi illeciti forniti da un’organizzazione criminale italo-marocchina radicata nella città calabrese, che offriva la possibilità di contrarre matrimoni fittizi con donne italiane al fine di ottenere i documenti necessari per legittimare la presenza dello sposo in Italia e quindi per spostarsi con facilità nelle nazioni del “territorio Schengen”. Il presunto estremista islamico avrebbe a sua volta contratto matrimonio con una cittadina italiana residente a Cosenza ed il fratello con una donna residente a San Fili. Nel corso delle indagini sono state individuate complessivamente 27 persone coinvolte in 7 unioni matrimoniali fittizie, consumate tra luglio 2015 e giugno 2018 tra cittadini italiani ed uomini o donne di nazionalità marocchina presenti illegalmente sul territorio italiano. Un cittadino italiano residente a Cosenza, L.A., sarebbe stato capo e promotore del gruppo criminale, composto da 6 italiani e 3 marocchini, ciascuno con ruoli diretti ad individuare cittadini extracomunitari bisognosi di ottenere un permesso di soggiorno, fornire loro un supporto logistico, organizzare matrimoni fittizi tra cittadini italiani e cittadini extracomunitari irregolarmente presenti sul territorio nazionale, procurare a questi ultimi un permesso di soggiorno provvisorio e garantire loro tutti i vantaggi derivanti, ottenendone in cambio ingenti somme di denaro, comprese tra 4.500 e 6.000 euro a matrimonio. L’organizzazione assicurava assistenza e supporto sia nella fase antecedente al momento della celebrazione del matrimonio sia successivamente, adoperandosi affinché gli interessati potessero ottenere i documenti di identità (carta di identità e codice fiscale) e patente di guida nel territorio europeo. L’operazione è stata chiamata in codice “San Valentino”. Due le persone finite ai domiciliari, mentre una donna è stata sottoposta all’obbligo di firma. “L’inchiesta è partita dalla Campania. Il Ros dei Carabinieri ha verificato che, per un periodo anche abbastanza ampio, a Cosenza ha operato un’organizzazione clandestina che ha consentito ad immigrati presenti illegalmente sul territorio di ottenere il permesso di soggiorno attraverso matrimoni fittizi”, ha detto il procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini. “C’era un’organizzazione che aveva il compito di trovare chi si potesse prestare a sposarsi, dietro compenso, con gli immigrati – ha detto Manzini – e a volte chi si prestava aveva già una relazione consolidata, ma accettava lo stesso, per lucrarci”. “Abbiamo ricostruito 7 episodi, ed è un reato grave perchè crea perturbamento nell’opinione pubblica” ha detto il procuratore capo, Mario Spagnuolo. “Probabilmente, ma lo vedremo in seguito, esistono altre organizzazioni che fanno la stessa attività, – ha detto ancora Spagnuolo – che lavorano sulla miseria delle persone, per le quali due o trecento euro rappresentano un modo per sopravvivere, e preoccupa questa ramificazioni dei rapporti, perchè ci si muove da Salerno o da altrove per raggiungere Cosenza”.

 

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