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Migranti: fermato nigeriano, torturatore del ghetto libico

Migranti: fermato nigeriano, torturatore del ghetto libico

Fermato dalla polizia di Stato di Agrigento un nigeriano di 21 anni, accusato di essere un torturatore di migranti reclusi nel ‘ghetto’ libico. Il fermo di indiziato di delitto è stato emesso dalla Dda di Palermo a carico di Gift Deji, detto Sofi, individuato e catturato presso il Cara “S. Anna” di Isola di Capo Rizzuto. La misura restrittiva è stata eseguita dalle Squadre mobili di Agrigento e Crotone, coordinate dal Servizio centrale operativo di Roma. Il giovane è sospettato di far parte di un’associazione per delinquere di carattere trasnazionale dedita alla tratta di persone, sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In particolare è stato riconosciuto come uno dei responsabili di torture e sevizie commesse in Libia all’interno della safe house di “Alì il Libico”, dove i migranti, in attesa di intraprendere la traversata in mare per le coste italiane, sono stati privati della libertà personale e torturati per estorcere loro denaro. Deji dapprima migrante, si sarebbe offerto di entrare a far parte del gruppo di criminali al fine di potere, in seguito, intraprendere gratuitamente la traversata verso l’Italia. Il fermo è frutto dell’incessante attività investigativa della Squadra mobile di Agrigento, guidata da Giovanni Minardi, che sta ricostruendo l’intera cellula di criminali e torturatori che operavano in Libia all’interno del tristemente noto “Ghetto di Alì il Libico”. I primi risultati investigativi dell’indagine si sono avuti con l’individuazione ed il fermo, emesso dalla Dda di Palermo, di Sam Eric Ackom, ghanese, primo soggetto della cellula criminale indicato dalle vittime come il responsabile di gravissimi atti di violenza all’interno del ghetto di Alì il Libico; Ackom è stato arresto lo scorso marzo. Le attività investigative, attivate presso la Procura della Repubblica di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi, e coordinate dai sostituti Marzia Sabella, Calogero Ferrara e Giorgia Spiri, hanno successivamente permesso di raccogliere prove a carico di John Ogais detto “Rambo”, nigeriano di 25 anni individuato e catturato lo scorso giugno dalla Squadra mobile di Agrigento e dai colleghi di Crotone al Cara di Capo Rizzuto. Ogais è stato individuato come uno dei complici di Ackom e fermato su ordine della Dda di Palermo; a suo carico sono state già confermate le accuse da parte delle vittime davanti al Giudice delle indagini preliminari nel corso di un drammatico incidente probatorio. Così le vittime descrivono gli atti di violenza inflitti da Deji Gift, rinchiuso nel carcere di Catanzaro: “Ogais John detto Rambo, si avvaleva della collaborazione di un altro mio connazionale chiamato con il nome di Sofi, attualmente ospite a Capo Rizzuto. Quest’ultimo, in cambio di ottenere il viaggio gratuito verso l’Italia, si prestava più volte a torturare i migranti presenti all’interno del ghetto. Le violenze consistevano nel colpire in diverse parti del corpo i migranti tenuti in ostaggio, con molta violenza, mediante l’utilizzo di una cintura in cuoio e tubi di gomma. Ho visto più volte Sofi utilizzare sui prigionieri due cavi elettrici collegati alla corrente elettrica come strumento di tortura”.

 

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