Migrante ucciso/ Al via il processo, famiglia e Usb parte civile

Migrante ucciso/ Al via il processo, famiglia e Usb parte civile

 

CATANZARO. Ha preso il via, in Corte d’assise, a Catanzaro, il processo a carico di Antonio Pontoriero, 43enne di San Calogero, accusato dell’omicidio di Soumayla Sacko, il giovane migrante del Mali ucciso lo scorso 2 giugno a colpi d’arma da fuoco esplosi nell’area dell’ex fabbrica Fornace, a San Calogero. Nell’udienza odierna la Corte d’assise, presieduta dal giudice Alessandro Bravin, ha proceduto all’ammissione dei mezzi di prova e alla costituzione delle parti civili, che saranno la madre, la moglie, la figlia minore, i fratelli di Soumayla Sacko, tutti residenti in Mali, e anche l’Usb, per il quale la vittima svolgeva attività sindacale. Ad assistere all’udienza anche Aboubakar Soumahoro, italo-ivoriano dirigente sindacale dell’Usb, che, parlando con alcuni giornalisti presenti, ha affermato: “Questo processo riguarda un uomo, un padre di famiglia, un attivista sindacale, un bracciante, che non riusciva a vivere con la fatica di un lavoro che svolgeva dall’alba al tramonto e quindi era costretto a vivere tra le lamiere. Chiediamo – ha proseguito Aboubakar Soumahoro – che sia fatta giustizia, chiediamo che siano fatte verità e piena luce, e chiediamo che nessuno altro essere umano sia mai costretto a vivere tra le lamiere”. A rappresentare i familiari di Soumayla Sacko sono gli avvocati Arturo Salerni e Mario Angelelli, del foro di Roma. A difendere l’imputato sono gli avvocati Francesco Muzzopappa e Salvatore Staiano: “Siamo convinti – ha spiegato l’avvocato Muzzopappa – che in questo processo emergerà una verità ben diversa da quella che è finora apparsa”. La prossima udienza del processo è prevista per il 9 aprile. Soumayla Sacko era andato nell’area dell’ex fornace abbandonata denominata “La Tranquilla” per prelevare alcune lamiere di ferro da portare nel campo dei migranti nella vicina San Ferdinando dove dimorava e voleva costruire una baracca.

 

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