Mario Occhiuto interviene sull’allarme del rapporto Svimez che vede la Calabria unica regione del Sud in piena recessione
Puntualmente, in piena estate, arriva l’ennesimo allarme Svimez sul disastro Calabria.
Stavolta con una cifra incubo: siamo l’unica regione del Sud in piena recessione e con un abbandono scolastico che supera l’enorme percentuale del 20%.
Dati che sconfessano, clamorosamente, l’ostinazione patologica del governo regionale di descrivere una regione in ripresa.
Ripeto: senza una svolta coraggiosa la Calabria è destinata alla desertificazione sociale, allo spopolamento dei borghi.
Occorrono proposte di rottura rispetto a schemi e metodi di una politica ormai sconfitta dalla storia, dai mercati e dalle aspettative delle nuove generazioni.
Ci sono tanti settori da valorizzare, per implementare il Pil, dove ci può essere ancora un vantaggio competitivo: energie rinnovabili, innovazione tecnologica, agricoltura biologica e di precisione, agroindustria, logistica, turismo sostenibile, industria culturale. Soprattutto la Calabria ha un potenziale turistico esplosivo fatto di mare, parchi, città d’arte, distretti archeologici, termalismo, giacimenti enogastronomici e naturalistici capaci di attrarre con operazioni mirate e innovative (e sono prudenziale in questa mia stima) almeno 5 milioni di visitatori stranieri all’anno nell’arco già di pochi anni.
Le proposte di rottura devono partire da una svolta ecologica con progetti d’innovazione mirati a trasformare il nostro territorio in un contesto di opportunità creative puntando su politiche settoriali capaci di attrarre flussi importanti di investimenti e di attenzione imprenditoriale.
Dobbiamo aiutare i nostri agricoltori a sostenere gli investimenti sul biologico di qualità, promuovere la commercializzazione dei nostri prodotti e incentivare al massimo le filiere agroindustriale e agrituristica.
Realizzare almeno dieci importanti opere pubbliche di architettura contemporanea sostenibile sparse per la Calabria firmate dai più grandi architetti internazionali per rilanciare il turismo, puntare sulla rigenerazione di tutti i quartieri popolari delle città con operazioni urbanistiche innovative di rottamazione e ricostruzione, realizzando nuovi ecoquartieri ed ecocittà. I finanziamenti ci sono e sono tantissimi in questi settori.
Bisogna investire poi sull’innovazione della produzione culturale, sugli eventi all’aperto, sugli spettacoli di qualità e identitari, sulle attività creative e multimediali, sull’enogastronomia di eccellenza, sulle cantine e sulle città del vino, per cambiare da subito l’immaginario che il turista ha della Calabria. Fincalabra deve diventare lo strumento operativo per dare immediatamente vita a progetti di partenariato pubblico/privato da mettere a reddito, sul turismo sostenibile con rivitalizzazione dei borghi antichi, sui porti turistici, sull’industria delle energie rinnovabili e su quella dei materiali di riciclo.
Deve essere chiaro: se continuiamo nella palude dei rinvii, dei tavoli tecnici e delle circolari ministeriali la Calabria soccomberà. Occorre una stagione del coraggio e delle aperture verso il mondo. Coraggio anche nel contrastare con forza e determinazione la mafia, e i comportamenti mafiosi e ricattatori. La mafia è un forte ostacolo alla crescita: la magistratura fa un ottimo lavoro ma si potrà sconfiggere questo schifoso fenomeno solo mettendo in moto la macchina dello sviluppo e riuscendo a far restare qui i nostri giovani.
Fare della Calabria la California d’Italia e la Regione più viva e attrattiva dico che è possibile: basta crederci e cambiare i linguaggi dello sviluppo.
redazione@giornaledicalabria.it