Sostegno alla maternità, Calabria in coda

Diventano madri sempre più avanti negli anni (31,7 l’età media al parto), spesso sono costrette a rinunciare al lavoro e al tempo libero a causa degli impegni familiari (l’Italia occupa il penultimo posto per tasso di occupazione femminile nell’UE a 28 Paesi) e di un welfare che non riesce a sostenere le donne che decidono di mettere al mondo un bambino. Sono i dati contenuti nel secondo rapporto “Le equilibriste: la maternità tra ostacoli e visioni di futuro” sulla condizione materna in Italia, diffuso oggi da Save the Children, alla vigilia della Festa della Mamma. I tre indicatori di cura, lavoro e servizi per l’infanzia della seconda edizione del Mothers’ Index (Indice della Madri) italiano sottolineano come la scelta di diventare madre nel nostro Paese possa pregiudicare la condizione sociale, professionale ed economica di una donna a seconda della regione nella quale viene messo al mondo un figlio. Dal Rapporto di Save the Children emerge infatti, come ci siano degli squilibri regionali evidenti tra le regioni del Nord, più virtuose rispetto alle regioni del Sud, dove la condizione delle madri fatica a migliorare. Infatti, il Trentino-Alto Adige, anche quest’anno si conferma la regione “mother friendly” per eccellenza, seguita da Valle d’Aosta, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte. Emblematico il caso del Veneto, che rispetto allo scorso anno, sale di tre posizioni (dal nono al sesto posto). E’ la Sicilia a registrare la performance peggiore a livello nazionale, preceduta da Calabria, Puglia, Campania e Basilicata. “La condizione delle madri in Italia è ancora critica. Il divario tra Nord e Sud è drammatico e inaccettabile. Ed in ogni caso, anche nelle regioni del Nord, siamo ancora lontani da un modello virtuoso che renda la maternità una risorsa piuttosto che un impedimento. Serve un impegno collettivo delle istituzioni e di tutti i soggetti coinvolti per permettere alle mamme di vivere la gioia della maternità senza rinunciare alla propria vita professionale e sociale” dice Raffaela Milano Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti. Un’Italia divisa tra cura, lavoro e servizi per l’infanzia L’Indice delle Madri di Save the Children evidenzia lo stesso divario Nord-Sud anche nelle tre aree di indicatori prese in esame per ciascuna regione: cura, lavoro e servizi per l’infanzia. Per quanto riguarda la cura un insieme di indicatori che mettono in corrispondenza i tassi di fecondità delle donne con la distribuzione interna del lavoro di cura del contesto familiare diviso per entrambi i partner con una occupazione, la Lombardia risulta non solo la regione più virtuosa, ma anche quella che, assieme ad Umbria (9) e Calabria (17) ha ottenuto un forte miglioramento dovuto soprattutto ad un abbassamento significativo dell’indice di asimmetria (distribuzione della cura e del lavoro familiare tra donne e uomini). La Sicilia, fanalino di coda della classifica generale stilata da Save the Children, mostra segni di miglioramento esclusivamente per quanto riguarda l’area della cura, per la quale occupa una posizione intermedia (12). I dati sull’impiego femminile rispecchiano a grandi linee l’indice generale di Save the Children, con Trentino-Alto Adige (1), Valle d’Aosta (2), Emilia-Romagna (3) e Lombardia (4) rispettivamente alle prime posizioni; questo mostra come anche nelle regioni dove l’occupazione femminile è in aumento, i territori non riescono ad essere efficaci nel colmare il divario di genere. L’area dei servizi per l’infanzia , cioè quell’area che monitora la competitività delle regioni in base agli asili nido e ai servizi integrativi ed innovativi per la prima infanzia offerti, conferma Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige come migliori. Emblematico il caso della Toscana che, rispetto alle altre due aree di indicatori, in quella dei servizi all’infanzia si posiziona tra le prime cinque regioni virtuose. L’Emilia Romagna (9) invece, rispetto al 2016 peggiora la sua condizione sui servizi, abbassando la performance di ben tre posizioni.