Magorno: “Lascio un Pd calabrese in grado di riprendere il cammino”
“Lo scorso 23 febbraio si è formalmente concluso il mio mandato. In linea con quanto previsto dallo Statuto e attenendomi alla normativa, ho avviato la fase congressuale, che si apre ufficialmente oggi con l’Assemblea Regionale, l’organo collegiale deputato alla convocazione formale del Congresso. Toccherà poi alla Direzione Regionale dare mandato a una commissione di stilare le regole congressuali e accompagnare il partito all’elezione del nuovo segretario”. Lo ha detto a Lamezia Terme il senatore del Pd Ernesto Magorno nel corso dell’assemblea regionale del Pd. “Preciso ancora una volta che, essendo il mio mandato scaduto – ha aggiunto Magorno – io non sono dimissionario in quanto non lo posso essere perché si dimette chi è in carica non chi è scaduto. Mi batterò per la democrazia, per celebrare il Congresso al più presto: il 13 maggio o il 16 giugno accogliendo le legittime richieste di chi appunto chiede tempi più lunghi per organizzare meglio il percorso nei Circoli. Hanno provato a spezzarmi, ma non ci sono riusciti. Restituisco alla Calabria un partito in grado di camminare e non come quello da me trovato governato da un commissario e che a stento gattonava. E nonostante questa cocente sconfitta vi consegno un Partito regionale in grado di eleggere democraticamente il suo segretario”. “Resto a disposizione del mio partito – ha concluso il segretario uscente – da semplice militante perché ho sempre affrontato gli eventi mettendoci la faccia e rimboccandomi le maniche, tutti i giorni!”
“Il Pd dev’essere più capace di mettere in campo un’azione di sostegno ai governi delle Regioni, e anche della Regione Calabria”, ha detto anche il segretario regionale uscente del Pd. “Il presidente della Regione e la Giunta regionale – ha proseguito – hanno realizzato azioni di governo positive, ma non sufficienti a dare tutte le risposte che si aspettavano i calabresi. Quindi penso che ci sia bisogno di un rilancio dell’azione di governo da parte della Giunta che il presidente sceglierà di mettere in campo, ed è ovviamente una sua prerogativa.”