Magistrato arrestato, Manna: “Alla Cassazione elementi errati”

Magistrato arrestato, Manna: “Alla Cassazione elementi errati”

 

“In merito alla vicenda giudiziaria che mi riguarda intendo precisare di essermi autosospeso dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati ma anche quale componente della Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane. La Suprema Corte di Cassazione si è dovuta confrontare con elementi probatori che oggi risultano errati e superati dagli accertamenti peritali eseguiti”. Lo afferma in una nota il sindaco di Rende Marcello Manna, penalista, in relazione all’interdizione per un anno dalla professione forense. La decisione, assunta a gennaio dal Tribunale del Riesame di Catanzaro, è stata confermata ieri in Cassazione, rendendo così esecutivo il provvedimento. Manna, che è anche presidente dell’Anci Calabria, dell’Ato Cosenza e dell’Autorità idrica calabrese, è indagato dalla Procura di Salerno con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, perché avrebbe consegnato al giudice Marco Petrini la somma di 5.000 euro in cambio di una sentenza di assoluzione nei confronti di Francesco Patitucci, difeso dallo stesso Manna, che era già stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per concorso in un omicidio. L’accordo con Petrini avrebbe compreso un favore da fare, alla Calabria Film Commission, ad un giovane regista di Lamezia Terme, cugino della moglie di Petrini. Il regista ha poi ottenuto un contributo di 175.000 euro. “A breve – prosegue Manna – questi nuovi elementi, verranno sottoposti al vaglio del giudice competente per una nuova e più corretta valutazione. Sul punto sono assolutamente sereno e certo che presto verrà ristabilita la verità. Sento l’obbligo di ringraziare i numerosissimi cittadini, colleghi e amministratori che hanno inteso manifestare la loro solidarietà e vicinanza. Un particolare ringraziamento ai componenti della Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane che con il loro sostegno rafforzano la determinazione a smantellare un grossolano tentativo di screditare la mia persona. Ciò a tutela della dignità, dell’onore e della deontologia professionale che ritengo di dovere difendere con altrettanta forza”.

 

 

 

 

 

 

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