L’opinione di Rossana Gismondi/ Pensiero lungo e 140 caratteri
Che cosa significa preferire il “ pensiero lungo” ai “ 140 caratteri”?
Anni luce di distanza, mondi di differenza, universi di differente percezione. Oppure, più semplicemente, appartenere a generazioni segnate da capelli bianchi e rughe. Generazioni che hanno corso e camminato, soprattutto ragionato, con tempi di percorrenza completamente differenti da quelle cosiddette digitalizzate. Non è questione di rimpianti o del guardare al bel tempo che fu il quale, inevitabilmente, è sempre il proprio: quanto all’essere realisti, concreti. Brutali, forse, nel dire che ciò che può comprimersi in 140 caratteri, in un rapido messaggio web, in una battuta fulminea su un social, non può corrispondere alla complessa realtà di un fatto o di un ragionamento. Quanto la sua rappresentazione: di moda oggi, chissà tra qualche anno. Figurarsi, per esempio, il far politica. Comprimere in 140 caratteri un ragionamento, un programma di governo non è solo ritagliarsi il ruolo da venditore di pentole del “ venghino signori venghino”: è un aborto del pensiero.
Questa fretta spasmodica e compulsiva della parola e del pensiero che devono compiersi più rapidamente possibile, porta alla rincorsa affannata, confusa, di ciò che accade intorno a noi. A tal punto che non è vecchio solo ciò che è accaduto una settimana fa, ma pure ciò che è accaduto dieci ore prima. Chi ha memoria della cronaca di sei mesi fa? Si parla di postverità. Ma, a parte il fatto che la verità ufficiale è sempre quella scritta dai vincitori senza il contributo degli sconfitti: qualcuno sa spiegare come mai nessuno si dà la pena di un approfondimento giornalistico o fattuale – spesso sono la stessa cosa- dopo qualche giorno dall’accaduto? Perché si corre, e dunque tutto va fatto velocemente: 140 caratteri perché nessuno debba sentirsi fuori dalla rappresentazione di una realtà che, un minuto dopo, è già dimenticata. Di una verità che vogliono farci credere sia la sola possibile ma che, sappiamo bene, non può essere l’unica. Dovremmo indicare ai nativi digitali quanto un ragionamento non compresso in 140 caratteri sia utile alla elaborazione di una libera opinione. Quando saranno cresciuti abbastanza comprenderanno quanto la libertà di un’opinione sia la base di tutte le libertà.
Rossana Gismondi, giornalista