L’omelia di Bertolone per la festa del patrono: “Catanzaro recuperi il suo ruolo guida”
“Quello che oggi serve a Catanzaro è un grande progetto di sviluppo della città”. Lo ha detto l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, nell’omelia per festa di San Vitaliano, il patrono del capoluogo calabrese. La celebrazione si è tenuta nella Basilica dell’Immacolata, nel rispetto delle misure anti-Covid, con accesso contingentato e senza la tradizionale processione per le strade del centro storico del capoluogo.
“Catanzaro – ha esordito monsignor Bertolone – sta uscendo con difficoltà dall’emergenza Coronavirus, che ha creato tante nuove fasce di povertà, aggravando la crisi della città. Catanzaro sta vivendo una delicata fase di transizione, gravata dalla mancata ricucitura tra le sue diverse anime. Certamente lodevole – ha aggiunto l’arcivescovo – è sapere che abbiamo un’amministrazione sana e senza debiti, condizione essenziale in un contesto di enti locali in dissesto finanziario e di drammi che per fortuna non toccano il capoluogo grazie alla guida oculata dell’amministrazione locale. Quello che oggi serve, e che manca a Catanzaro, è un grande progetto di sviluppo della città, la riscoperta di un’identità perduta, un grande processo di aggregazione delle migliori risorse della città per costruire un progetto di rinascita su obiettivi strategici di rigenerazione urbana”. Secondo Monsignor Bertolone, “Catanzaro deve saper mettere a profitto le sue potenzialità, un ruolo di capoluogo di regione che non può essere solo un pennacchio. In questi giorni è stato ricordato quello che è avvenuto 50 anni fa, ma dev’esserci assunzione di un effettivo ruolo direzionale e di innovazione per servizi di rilievo regionale, cominciando a costruire una grande area metropolitana verso Lamezia che colleghi la vocazione turistica della fascia jonica con quella logistica dell’istmo dei ‘Due Mari’. Tutto ciò – ha concluso l’arcivescovo – presuppone la capacità delle forze migliori della città di uscire dall’isolamento e dalla diffidenza verso il bene comune, che deve stare a cuore a tutti, per porsi al servizio di un progetto di sviluppo”.
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