Lo stress da Covid colpisce 8 italiani su 10, dagli esperti i rimedi per combattere la stanchezza psico fisica

Lo stress da Covid colpisce 8 italiani su 10, dagli esperti i rimedi per combattere la stanchezza psico fisica

Homeworking, vita sedentaria, convivenza forzata, incertezze sul futuro possono generare paure, incertezze, stati di ansia. Dopo un anno dall’inizio della pandemia, sempre più persone sono alla ricerca di soluzioni per affrontare le problematiche e migliorare la propria condizione psicofisica. Dagli esperti le regole del Pure Thinking per ritrovare il benessere.

Senso di precarietà, incertezza del futuro, paura per sé e per i propri cari, lontananza dagli affetti, ma anche la semplice privazione della libertà di compiere alcune azioni semplici e quotidiane. Per oltre 8 italiani su 10 (82%) gli ultimi 12 mesi sono stati all’insegna del cosiddetto “stress da Covid”. A un anno dalla pandemia, la voglia di riscatto e di riappropriarsi del proprio equilibrio psicofisico è diventata una priorità per il 59% degli italiani. Da psicologi e nutrizionisti arrivano i consigli su come combattere ansia e stress e ritrovare così il benessere perduto.

E’ quanto emerge da un’indagine di Pure Encapsulation condotta con metodologia Woa (Web Opinion Analysis) su circa 900 italiani, attraverso un monitoraggio dei principali social network, blog, forum e community dedicate, per individuare e analizzare, mediante un’analisi di opinioni, pareri ed esperienze, come sia cambiata la vita di tutti i giorni dopo un anno di isolamento e quarantena forzata dovuti all’emergenza Coronavirus, e su un pool di circa 30 esperti per individuare possibili soluzioni per affrontare al meglio lo stress da Covid.

“Il periodo che stiamo ancora passando mette a dura prova la nostra resilienza, ovvero la capacità di adattarsi a un evento mantenendo lo stato di salute – afferma la Dott.ssa Monica Bossi, Medico Chirurgo Specialista in Medicina Interna ed esperta di Nutraceutica – Bisogna ricordarsi che la risposta dello stress è già una perdita di equilibrio, con sfumature diverse a seconda della costituzione individuale. Il riconoscimento precoce dei segni di sovraccarico e perdita della gestione del nostro controllo è il primo passo per evitare la malattia (fisica o mentale)”

A causa della pandemia, negli ultimi 12 mesi le vite e le abitudini di milioni di persone sono mutate notevolmente. In cosa è consistito questo cambiamento? Secondo gli italiani a cambiare sono stati soprattutto il modo di relazionarsi con gli altri (61%), la routine lavorativa (55%) e l’equilibrio tra vita privata e impegni lavorativi/pubblici (51%). La pandemia ha inoltre implicato un cambio di prospettiva (44%), ovvero il giudicare le cose sotto un altro punto di vista. Cosa ha insegnato questo lungo periodo? Principalmente la pandemia da Covid ha comportato una maggiore attenzione per la propria salute (58%), la rivalutazione di alcune azioni quotidiane (52%) che un tempo si davano per scontato e che oggi hanno un’importanza diversa, e un diverso rapporto con la tecnologia (45%), diventata indispensabile per mantenere relazioni a distanza e portare avanti attività di formazione e lavoro.

Cosa preoccupa maggiormente gli italiani oggi? A turbare pensieri e stati d’animo sono il senso di precarietà e incertezza del futuro (63%), la paura per le condizioni di salute personali e per i propri cari (56%), la lontananza dagli affetti e dai parenti che vivono in un’altra città o regione (52%), le restrizioni e il vedersi privati di alcune azioni quotidiane (46%). Cosa provoca tutto ciò? Gli stati d’animo più comuni sono stress (82%), cattivo umore (78%), depressione (72%), insonnia (65%), ansia (59%), mal di testa (56%), panico (51%), conflitti interpersonali (45%), diffidenza verso gli altri (39%). Oltre un italiano su 3 (35%) ha ammesso di soffrire addirittura di disturbi fisici. Inoltre, il tempo trascorso a casa durante il lockdown ha influenzato in maniera diversa la gestione dello stress tra maschi e femmine: a risentirne sono più le donne, le cui problematiche legate all’adattamento sembrano essere più rilevanti rispetto agli uomini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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