L’Istat: l’Italia è sempre più un Paese di vecchi

La diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione. Sono i tre fenomeni rilevanti dovuti alle trasformazioni demografiche avvenute in Italia negli ultimi anni. Lo dice l’Istat nella nuova edizione di ‘Noi Italia’. Segnali positivi si registrano per la dinamica migratoria, in aumento rispetto al 2020. La fecondità, in calo da diversi anni, nel 2021 aumenta lievemente (1,25 figli per donna), mentre l’età media al parto sale a 32,4 anni ed è fra le più alte in Europa. La speranza di vita alla nascita, nel 2022, è di 80,5 anni per gli uomini e di 84,8 per le donne. Dopo il netto calo delle nozze nel 2020, a causa della pandemia, nel 2021 i matrimoni celebrati sono 180.416, l’86,3% in più, rispetto all’anno precedente. Nel 2021, separazioni e divorzi hanno registrato un aumento rispettivamente del 22,5% e del 24,8%, rispetto all’anno della pandemia. In Italia, al 1° gennaio 2022, risiedevano circa 5 milioni di cittadini stranieri, che costituiscono l’8,5% della popolazione residente. L’83,8% dei cittadini stranieri residenti in Italia si concentra nel Centro-Nord. I cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia, all’inizio del 2022, sono circa 3 milioni e 561 mila. Un giovane su dieci (18-24 anni) in Italia abbandona precocemente gli studi superiori. È quanto si legge nel dossier dell’Istat “Noi Italia 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” che diffonde dati relativi fino al 2022. È più bassa rispetto alla media Ue (4,9%) la spesa pubblica per istruzione in Italia (il 4,1% nel 2021). Nel 2022, la quota di adulti tra i 25 e i 64 anni con, al più, la licenza media, è stimata al 37,4%. Sempre lo scorso anno, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0% della popolazione d’età tra i 15 e i 29 anni. Nel Mezzogiorno, l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.