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Slc: “A rischio nei call center centinaia di posti di lavoro”

CATANZARO. “La situazione vertenziale all’interno dei call center è incredibilmente complicata anche, e soprattutto, alla luce della giungla normativa all’interno della quale i committenti continuano imperterriti a perseguire grandi profitti, in barba alle più elementari regole che qualunque paese democratico dovrebbe avere. E’ il caso di “Engie Italia” e della scelta scellerata di abbandonare il sito produttivo di “Call&Call Lokroi” mettendo a rischio l’occupazione di 129 tra lavoratrici e lavoratori calabresi”. Sono queste le parole di Daniele Carchidi, segretario generale Slc Cgil Calabria, sulla vicenda del call center di Locri. “Poco più di un anno fa – dice ancora Carchidi – esultavamo per la concretizzazione, attraverso un accordo sindacale che rendeva operativa la norma sulla clausola sociale nei call center, per aver riportato dignità in un settore lacerato dal “lassez-faire” e dal liberismo sfrenato. Il principio sancito dalla norma è cristallino: in caso di cambio di appalto il lavoratore segue il lavoro. Pertanto l’azienda subentrante è tenuta a rilevare i lavoratori dell’azienda che ha perso l’attività. Questa norma di dignità ha il chiaro obiettivo di garantire continuità occupazionale rendendo meno precario il settore dei call center in outsourcing. L’atto irresponsabile perpetrato da “Engie Italia” a danno dei lavoratori calabresi è sicuramente un grande artifizio per aggirare la norma e continuare ad aumentare i propri profitti a danno di 129 lavoratori calabresi. In buona sostanza “Engie Italia” non cambia l’appalto, non viene sostituita l’azienda cui è destinato il lavoro. Il lavoro resta a “Call&Call” ma in un altro sito produttivo, più “comodo” alle esigenze del committente. Tutto questo – continua il segretario – è inaccettabile, non permetteremo a “Engie Italia” di avviare lo smantellamento di un presidio di legalità in un territorio martoriato dalla ‘ndrangheta. “Call&Call” a Locri non rappresenta solo un sito produttivo, un posto di lavoro, ma rappresenta un’occasione per tanti giovani, e non solo, di contribuire attraverso un reddito onesto a migliorare le condizioni economiche e sociali di tutto il comprensorio. “Engie Italia” attraverso questa scelta sbagliata si rende responsabile di un atto criminoso ai danni di una com

 

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