Lamezia, Il primario aggredito: “Difficile lavorare ancora serenamente”
Il primario aggredito: “Difficile lavorare ancora serenamente” “Siamo arrivati ad un punto estremo dove il medico non ha più la libertà, serenamente, di decidere sulla terapia, sull’assistenza di un paziente. Praticamente siamo vessati tutti i giorni sia dai pazienti stessi ma anche dai familiari su cosa dobbiamo fare, su quali indagini richiedere, quando dimettere e se dimettere. Non è più possibile accettare una situazione di questo tipo perché non si lavora serenamente e poi si rischia, se poco poco si è contrari alle loro richieste, di subire fisicamente”. Lo ha detto il primario del Pronto soccorso di Lamezia Terme, Rosario Procopio, aggredito la notte scorsa ed oggi rientrato al lavoro. “È la prima volta che succede a Lamezia una cosa di questo tipo e fisicamente il personale sanitario ne risente sul posto di lavoro”. Procopio, che ha denunciato il suo aggressore, ha ripercorso quanto accaduto nella notte e parlato delle sue condizioni. “Sono completamente indolenzito – ha detto – non ho fratture sul torace, sulla scapola, né sull’avambraccio, per fortuna, dove sono stato colpito con questo manganello. Era uno sfollagente mi hanno detto poi i poliziotti che sono intervenuti. Sono molto indolenzito, però per fortuna non ho fratture”. “Il discorso – ha aggiunto il medico – è che non hanno accettato la mia decisione di dimettere questa paziente che comunque era già da 24 ore nel nostro Obi, che è un servizio di osservazione breve, appunto perché vengono fatti degli accertamenti dopodiché il paziente o va a casa o viene ricoverato. In questo caso la signora doveva essere dimessa perché il suo iter diagnostico era stato completato, quindi non era più caso che rimanesse qui, dandomi modo, tra l’altro, di avere letti liberi durante la notte per altre persone”.