Ucciso da una bomba a Limbadi, la madre della vittima: “Ammazzeranno anche me”
VIBO VALENTIA. “E’ questo il palazzo di vetro di cui tanto si parla? Sono queste le istituzioni vibonesi che respingono una persona in grave pericolo di vita? Così come hanno ucciso mio figlio, uccideranno anche me, visto che c’è ancora una persona libera”. Lo ha detto Rosaria Scarpulla, madre di Matteo Vinci, ucciso il 9 aprile scorso a Limbadi da una bomba collocata la sua automobile, nel corso della protesta che sta attuando nella Prefettura di Vibo Valentia per chiedere che le venga assegnata una scorta. “Chiedo protezione – ha aggiunto Rosaria Scarpulla – ma mi viene negata. Chiedo un aiuto per poter raggiungere mio marito e riportarlo qui e anche questa possibilità mi viene negata. Ma in che Paese siamo? Il procuratore della Dda, Nicola Gratteri esorta la gente oppressa a denunciare, ma se le conseguenze sono queste, allora come si può avere fiducia in quelle istituzioni che dovrebbero tutelarti?”. Alla protesta della signora Scarpulla e del suo legale, Giuseppe De Pace, ha assistito anche il testimone di giustizia Salvatore Barbagallo, che ha lamentato di “non essere stato ricevuto per la terza volta in pochi giorni dai funzionari della Prefettura di Vibo Valentia. É una vergogna – ha concluso Barbagallo – che un palazzo come la Prefettura allontani chi chiede udienza”.