La frase choc: “Mettiamo il 118 in ginocchio”

Volevano mettere il servizio 118 in ginocchio i medici assenteisti indagati dalla Procura di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta “Moliere” che ieri ha portato al sequestro di 46.000 euro percepiti indebitamente da 13 persone. La volontà emergerebbe chiaramente dai messaggi che gli indagati si scambiavano su Whats App. Era il marzo 2020 e alcuni operatori del 118, in pieno lockdown, temono di contagiarsi o di portare il Covid in famiglia. Sono, inoltre, ai ferri corti con l’azienda sanitaria catanzarese che ha revocato loro alcune indennità. Da qui la protesta. La Guardia di Finanza, allertata dal responsabile del servizio per le defezioni di massa che hanno causato disfunzioni, tiene già d’occhio gli assenteisti, monitorandone telefonate e messaggi sui social. “Concordiamo tutti insieme un’azione forzata in maniera da inginocchiare il servizio, ma dobbiamo essere tutti, tutti” scrive un medico. “Continuo a pensare -scrive un altro medico in chat- che l’unico modo per tutelare le bambine e non mettermi in condizioni pericolose perché basta una minchiata e sei fottuto”. E ancora: “Nessuno si deve prestare a coprire i turni”. Un altro scrive: “Dobbiamo bloccare il servizio. Bastano 5 giorni di malattia contemporaneamente”. Qualcuno esorta: “Fermiamo le ambulanze, dobbiamo metterci in malattia tutti”. Dalle chat emerge anche l’aspettativa di impunità: un indagato manifesta sicurezza ritenendo di essere al riparo da sanzioni o conseguenze penali perché, scrive, “non possiamo essere sottoposti neppure a visita fiscale”. Nei guai, oltre ai 13 destinatari dei provvedimenti di ieri, ci sono altre 28 persone, fra operatori del 118 accusati di reati meno gravi e medici che hanno rilasciato i certificati ai loro colleghi. Truffa o falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici i reati contestati a vario titolo.