La Corte dei Conti: riforma incompiuta delle Province, meglio tornare all’antico
“I costi che si accompagnano al ripristino dell’elezione diretta rappresentano una componente di non particolare significatività nell’ambito delle grandezze di finanza pubblica”, in più ci sarebbe il vantaggio della “accountability pubblica” nei confronti degli elettori. Sono le osservazioni della Corte dei Conti in una nota depositata alla Commissione Affari Costituzionali del Senato sul ritorno all’elezione diretta delle Province, nella quale si sottolinea come la riforma incompiuta e i tagli si sono “riverberati negativamente sui servizi ai cittadini”. E’ auspicabile un riassetto “consolidando le funzioni fondamentali”.
La sezione della Autonomie della Corte dei Conti nel documento sulle Province sottolinea che la riforma incompiuta ha prodotto un contesto transitorio “caratterizzato da una condizione di incertezza, sia nella prospettiva del riassetto dei livelli di governo locale, sia nella gestione della situazione esistente”. Il ridimensionamento del ruolo delle Province è stato accompagnato a rilevanti tagli delle risorse, “i cui effetti si sono riverberati negativamente sui servizi ai cittadini”. Con il ritorno all’elezione diretta i costi non sarebbero significativi, mentre “di maggiore interesse possono essere i temi di riorganizzazione complessiva dei livelli di governo territoriale partendo dal presupposto che la posizione costituzionale delle Province postula una loro effettiva operatività nel rispetto dei principi di fondo del sistema autonomistico: sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione”. Inoltre, ricorda la Corte dei Conti, “con l’elezione diretta si ottiene una maggiore legittimazione degli enti di area vasta che rafforza la loro posizione nell’ambito di un sistema multilivello” e “al tempo stesso gli organi di vertice, al pari dei sindaci o dei presidenti delle Regioni, sono chiamati a rendere conto delle azioni pubbliche nei confronti del corpo elettorale (accountability pubblica)”.