Istat: aumenta il divario Nord-Sud

In Italia gli occupati a rischio povertà sono il 12,2% ma sono forti le discrepanze regionali. Secondo quanto sottolinea l’Istat nel Rapporto Sdgs sullo sviluppo sostenibile, la quota di occupati che vivono in condizioni di povertà reddituale è passata dal 4,5% del 2004 al 6,9% del 2017; quella del Mezzogiorno è salita dal 19,2% al 22,8%, mentre al Centro Italia è quasi raddoppiata, passando dal 5,9% all’11,2%. La popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari nel 2017 al 28,9%, pari a circa 17 milioni e 407 mila individui, contro il 30% del 2016; nel mezzogiorno la quota è del 44,4% contro il 18,8% del Nord. L’Italia, inoltre, mostra un moderato progresso nel raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, ma con forti differenze tra nord e sud. Nel quinquennio 2012-2017 l’Istat rileva “lievi miglioramenti” per una serie di obiettivi tra cui cibo e agricoltura, istruzione, parità di genere, energia sostenibile ma peggioramento per gli obiettivi legati alla salute, alla vita nelle città e al rispetto del territorio. “Oggi presentiamo il rapporto Sdgs 2019 sugli indicatori dello sviluppo sostenibile – ha spiegato il presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo – ciò che viene proposto oggi è in continua evoluzione perché l’obiettivo dell’agenda 2030 è quello di far sì che nessuno resti indietro”. La più alta concentrazione di indicatori nell’area di difficoltà si riscontra in Sicilia, Calabria e Campania. Il Lazio sembra più simile all’Abruzzo che le altre regioni della ripartizione centrale.