Inquinamento ambientale, procuratore di Cosenza: “Inchiesta continua”

COSENZA. “È un lavoro che ancora non è finito”. Lo ha detto il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo, nel corso della conferenza stampa che è seguita al sequestro del depuratore di Rende, alle porte di Cosenza, avvenuto questa mattina. “La materia ambientale riguarda la salute dei cittadini – ha detto ancora Spagnuolo – e non ci stancheremo mai di indagare in tal senso”. Il procuratore non conferma che la procura abbia chiesto provvedimenti più pesanti per gli indagati, rispetto a quanto concesso dal giudice, ovvero delle misure interdittive che colpiscono il direttore dell’impianto (interdetto ad esercitare per 12 mesi la sua attività), alcuni operai e il loro coordinatore (obbligo di firma). “Non siamo dei Torquemada, noi applichiamo la legge e le richieste che sono state fatte sono state comunque accolte dal giudice – ha detto Spagnuolo – che ha comunque impedito a queste persone di continuare delinquere, che è l’obiettivo dell’indagine”. In sostanza, attraverso l’uso illegale dei bypass l’ente gestore del depuratore creava meno fanghi di risulta, che poi andrebbero smaltiti a costi esosi, con cospicui risparmi per la ditta. “Non si voleva depurare – dice Spagnuolo – e questo fa parte di un’altra indagine di cui vi parleremo quando sarà conclusa. I bypass venivano aperti su indicazione del responsabile della struttura – ha detto ancora Spagnuolo – e in effetti l’impianto non depurava, ma inquinava e la filiera della prova è stata ricostruita in termini precisi, attraverso riprese video e intercettazioni. Probabilmente – ha concluso Spagnuolo – per la prima volta in Calabria si contesta il 452/bis, cioè il reato di inquinamento ambientale, con misure e sequestri”.