Infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti: sei condanne a Torino
TORINO. Sei condanne, alcune delle quali per associazione mafiosa, hanno a Torino il processo San Michele relativo alla presenza della ‘ndrangheta nel Nord Ovest. La pena più alta è di 9 anni e 6 mesi per Vincenzo Donato. Ci sono state anche tre assoluzioni. Il processo si riferiva alle infiltrazioni delle ‘ndrine crotonesi negli appalti pubblici. Le altre condanne sono: Luigino Greco a 9 anni e 4 mesi di reclusione, Pasquale Greco a 3 anni di reclusione e 10mila euro di multa, Ion Marian Lubine a 5 anni e 5.500 euro di multa, Nicola Mirante a 9 anni di reclusione, Giovanni Toro a 7 anni. Nicola Mirante, Vincenzo Donato, Luigino Greco e Giovanni Toro sono stati riconosciuti colpevoli di associazione mafiosa o, a seconda delle posizioni, di concorso esterno. Gianluca Donato, Francesco Gatto e Ferdinando Lazzaro sono stati assolti. Lazzaro è un imprenditore della Valle di Susa che in passato aveva svolto lavori per la Tav. In questo processo rispondeva solo di reati ambientali relativi alla gestione di una cava in bassa Valle. All’imprenditore Mauro Esposito, che aveva denunciato di avere subito pressioni dalla ‘ndrangheta, è stata riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva di 100mila euro. “Siamo soddisfatti. L’impianto accusatorio ha retto”. Così il procuratore Roberto Sparagna al termine del processo San Michele mercoledì mattina in Tribunale a Torino. “Con San Michele si è ampliato il quadro relativo alla presenza della ‘ndrangheta nel Nord Ovest. Per questo bisogna tenere presente le differenze con il processo Minotauro (che ha permesso di scoprire la presenza di una decina di ‘locali’ legate tra loro e dipendenti dalla ‘casa madre’ del Reggino, ndr). Qui – continua Sparagna – non si parla di ‘locali’ ma di “ndrine”, così come non si parla dell’ ‘ndrangheta di Reggio Calabria ma di quella di Crotone”.