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Incendi, Legambiente: Calabria brucia per negligenza delle istituzioni

Incendi, Legambiente: Calabria brucia per negligenza delle istituzioni

CATANZARO. “Il patrimonio naturalistico e forestale della Calabria va a fuoco anche per i ritardi nella programmazione, nella incapacità di prevenire i fattori di innesco degli incendi e nella mala gestione del nostro patrimonio forestale. Tutto questo è il carburante che alimenta i roghi favorendo l’azione dei piromani che coprono gli interessi della criminalità organizzata. Le istituzioni regionali che dovevano prevenire e ridurre i rischi, in un territorio già messo a dura prova dalla siccità e dalle alte temperature di questa estate torrida: hanno fallito clamorosamente”. Lo denuncia, in un documento, Legambiente. “Ritardi, approssimazione e inefficienze della Regione nella definizione degli uomini e dei mezzi da mettere a disposizione per le attività di antincendio boschivo, che iniziano – si legge nella nota – per legge il 15 giugno, e invece solo il 3 luglio è stata sottoscritta la convenzione operativa tra la Regione ed i Vigili del Fuoco, e sempre il 3 luglio Calabria Verde ha approvato la progettazione esecutiva per l’Antincendio boschivo che prevede una spesa complessiva per la Regione di quasi 14 milioni di euro, di cui 1,9 milioni di euro per il noleggio e l’utilizzo di 4 elicotteri privati e 1,2 milioni di euro per la convenzione on i Vigili del Fuoco. Gli oltre 10 milioni restanti servono per coprire le spese per le attrezzature ed i costi di 874 operatori di Calabria Verde impegnati in azioni di avvistamento, spegnimento e utilizzo di mezzi e autobotti per l’AIB”. Legambiente segnala “ritardi, negligenze e omissioni da parte dei Comuni che non rispettano la legge quadro sugli incendi boschivi (L. n. 353/2000) per quanto riguarda il catasto delle aree percorse dal fuoco. In sostanza nessuno fa rispettare, perchè i Comuni non applicano i vincoli che prevede la Legge n. 353/2000, il divieto per 15 anni del cambio di destinazione d’uso, il divieto per 10 anni di realizzare edifici, strutture e infrastrutture finalizzate a insediamenti civili e attività produttive, il divieto per 5 anni di attività di rimboschimento e ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche (vincolo superabile per particolari situazioni di dissesto o tutela del territorio)”. Sempre secondo Legambiente, “i sindaci che, a ragione si lamentano degli incendi che hanno insediato le case e le attività dei loro concittadini, magari sono gli stessi che non hanno realizzato il catasto e messo in atto tutte le misure per contenere il rischio incendi. Ritardi, illegalità e spreco di risorse pubbliche nella tutela e valorizzazione del patrimonio forestale pubblico che è per lo più abbandonato, sconosciuto e molto spesso utilizzato da chi non ne ha titolo, oltre a essere gestito senza pianificazione e programmazione degli interventi anche in chiave di prevenzione degli incendi boschivi. I Comuni che non hanno predisposto i Piani di gestione forestale, come prevede la legislazione vigente, – chiede Lergambiente – devono essere commissariati perchè con questi comportamenti favoriscono gli interessi criminali ed a questi non si dovranno concedere finanziamenti pubblici soprattutto se non hanno ottemperato ai dettami della Legge n. 353/2000 sulle aree percorse dal fuoco imponendo vincoli e realizzando il catasto”.

 

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