Il management della Fondazione Campanella: “Dai sindacati critiche ingenerose”

CATANZARO. “Non intendo in alcun modo entrare un conflitto con le organizzazioni sindacali alle quali, per mia formazione, riconosco alto senso di responsabilità ed equilibrio. Mi sembra quanto meno ingenerosa, oltre che non corrispondente al vero, l’affermazione che attribuisce all’ostinazione del vertice aziendale della Fondazione Campanella il licenziamento di circa 170 unità, che avrebbe rifiutato pregiudizialmente di prendere in considerazione la possibilità di attivare possibili forme di ammortizzatori sociali (Contratti di solidarietà, Cig ordinaria e/o in deroga) a parziale salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori”. Lo afferma, in una nota, Mario Martina, direttore generale della Fondazione Campanella in replica ad un comunicato dei sindacati. “Secondo le organizzazioni sindacali – prosegue Martina – il management della Fondazione, nominato per rilanciare le attività del Centro di eccellenza oncologica, avrebbe fatto di tutto per fallire l’obiettivo e mettere centinaia di lavoratori e lavoratrici fuori dal mercato del lavoro, negando di fatto le necessarie ed insostituibili prestazioni sanitarie oncologiche ai cittadini calabresi. Il licenziamento di 170 dipendenti è la logica conseguenza della decisione regionale, ed il management della Fondazione non ha avuto alcun potere in merito, di ridurre i posti letto da 115 a 35; non mi risulta che tale decisione sia stata adeguatamente contestata quando necessario e non era difficile prevedere le conseguenze. A fronte di 35 posti letto sono necessarie 78 unità; le altre unità, in assenza di altre postazioni di lavoro (leggasi posti letto e quindi pazienti da assistere), devono necessariamente essere licenziate”. “Al management – sostiene ancora Martina – è imposto di garantire l’equilibrio economico, come dovrebbe essere per tutte le aziende pubbliche e private. Ma come è possibile garantire l’equilibrio economico quando il budget assegnato alla Fondazione è di 10 milioni di euro all’anno e sono necessari circa 14 milioni di euro solo per il pagamento degli stipendi. Anche se la Fondazione è un ente di diritto privato gestisce comunque risorse pubbliche che non possono essere sperperate. Sin dalla data del mio insediamento (maggio 2014) ho rappresentato a tutte le istituzioni pubbliche interessate ed alle organizzazioni sindacali la drammatica situazione organizzativa e finanziaria senza ricevere formali impegni da chi aveva il potere di decidere ma solo richieste pressanti di rinvio della decisione che non sono pervenute e che hanno incrementato ulteriormente i debiti. Abbiamo proposto a chi aveva il potere di decidere le possibili soluzioni che passavano attraverso l’aumento dei posti e del rimborso dei costi sostenuti dalla Fondazione per la gestione dei posti letto che fin dal 2012 dovevano essere trasferite alla Azienda ospedaliera Mater Domini e che sono stati, invece, gestiti, su decisione unanime, dalla Fondazione senza soldi”. “Abbiamo dato il nostro contributo – sostiene ancora il direttore generale – all’approvazione della legge regionale n. 17/2014, relativa al riconoscimento in Irccs; nella relazione di accompagnamento, che può essere consultata sul sito del Consiglio regionale, sono indicate le modalità per il rilancio della Fondazione. Ma il management non ha il potere di decidere in merito. Non è praticabile il ricorso ai contratti di solidarietà per l’alto numero dei licenziamenti rispetto al personale che resta in servizio (169 su 247); non si può accedere alla Cig ordinaria o straordinaria in quanto la Fondazione è costituita da due enti pubblici. Non è, altresì, praticabile la cassa integrazione in deroga con risorse regionali in quanto al momento non vi sono le risorse e soprattutto non vi sono prospettive concrete e formali di sviluppo che possano prevedere il riassorbimento del personale in esubero”.