Il Gip: “Pressioni indebite di Oliverio per l’erogazione dei fondi a Barbieri”

Il Gip: “Pressioni indebite di Oliverio  per l’erogazione dei fondi a Barbieri”

CATANZARO. Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, avrebbe esercitato “pressioni indebite” sui dirigenti dell’assessorato regionale al Turismo, al fine di far ottenere all’imprenditore Gaetano Ottavio Barbieri, arrestato ieri mattina nell’ambito dell’operazione che vede lo stesso governatore indagato per abuso d’ufficio, la liquidazione di ingenti somme. Lo scrivono i magistrati della Dda di Catanzaro che avevano chiesto per Oliverio gli arresti domiciliari al Gip, il quale ha disposto invece l’obbligo di dimora nel Comune di residenza. Il finanziamento in questione si riferisce agli impianti sciistici di Lorica, nota località turistica della Sila. L’intervento di Oliverio si sarebbe reso necessario a fronte delle perplessità emerse negli uffici regionali circa la mancata esecuzione di tutte le opere previste da parte dell’impresa di Barbieri, elemento legato, secondo a Dda, al clan Muto di Cetraro. “L’adozione, in extremis, del decreto di liquidazione appare – si legge nell’ordinanza del gip Pietro Carè – il frutto della convergenza di una serie di interessi, quello del privato Barbieri di vedersi sostanzialmente “anticipata” la provvista finanziaria necessaria a pagare materiali non ancora saldati e, spesso, neppure consegnati, e quello dell’apparato amministrativo-politico di portare a termine a tutti i costi un risultato di spesa sul Por 2007/2013, pena il rischio di disimpegno dei fondi e comunque di insuccesso politico”. In tale contesto, scrive il magistrato, è “documentata l’ingerenza – certamente indebita perché in violazione del principio di separazione fra la funzione di indirizzo politico e quella di concreta gestione amministrativa – del Presidente Oliverio sui funzionari del Dipartimento Turismo” per indurli “ad una sostanziale rivisitazione delle proprie iniziali determinazioni”. Secondo gli inquirenti, “il favor nei confronti del Barbieri acquista massima consistenza allorché, nonostante l’indebita percezione di capitale pubblico a fronte di opere ineseguite o comunque non funzionali, l’imprenditore riesce ad influenzare direttamente l’azione politico-amministrativa del Presidente della Regione, risultando il principale beneficiario – con un finanziamento aggiuntivo di 4,2 milioni di euro – della delibera di Giunta regionale n. 159 del 13.5.2016, con oggetto “utilizzo temporaneo delle risorse in conto residui”, adottata su proposta del Presidente Oliverio”.

 

La Dda: “Lavori affidati

a un imprenditore senza scrupoli”

CATANZARO. Giorgio Ottavio Barbieri, l’imprenditore romano 42enne considerato contiguo al clan Muto di Cetraro, figura centrale dell’operazione “Lande Desolate” che vede indagato il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, sarebbe “un soggetto senza scrupoli, alla guida di un’impresa priva di adeguate capacità tecniche e finanziarie per la simultanea e positiva realizzazione di lavori di particolare complessità (la costruzione e la gestione dell’aviosuperficie di Scalea, del comprensorio sciistico di Lorica e del parcheggio cittadino di piazza Bilotti a Cosenza), aduso a colludere con altre imprese, con i locali potentati mafiosi e con i pubblici funzionari”. Lo scrivono i magistrati della Dda di Catanzaro che portano ad esempio l’aviosuperficie di Scalea, in riferimento a cui, negli atti dell’inchiesta, si evidenzia la “cattiva e ritardata esecuzione dei lavori”. Secondo l’accusa, “sin dall’avvio del cantiere di Scalea, la ditta Barbieri Costruzioni, concessionaria dell’opera, versando in grave crisi di liquidità oltre che di adeguate competenze tecniche”, avrebbe “brigato per l’illecito affidamento di ulteriori lavori a totale carico dell’ente pubblico, sì da procurarsi la provvista economica indispensabile per portare avanti, almeno per pò, l’esecuzione dei lotti di lavori obbligatori previsti dalla concessione”. Con la complicità dei funzionari pubblici indagati, l’imprenditore avrebbe quindi ottenuto oltre un milione di euro per l’esecuzione di opere complementari, nonostante la ditta fosse in ritardo nell’esecuzione degli interventi principali, dopo aver chiesto addirittura 2,5 milioni per la realizzazione dell’impianto di climatizzazione all’interno dell’aerostazione; il rifacimento degli infissi esterni ed interni dell’aerostazione; la realizzazione del cavidotto necessario per collegare l’autostazione alla rete della fibra ottica passante lungo la strada statale 18.

 

“Pubblici ufficiali completamente asserviti

alle esigenze dell’imprenditore Barbieri”

CATANZARO. Una “copiosa attività di riscontro documentale” e sui luoghi di cantiere, avrebbe fatto emergere, secondo gli inquirenti, “il completo asservimento di pubblici ufficiali, anche titolari di importanti e strategici uffici presso la Regione Calabria”, alle esigenze dell’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, 42 anni, arrestato stamane dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro in cui è indagato il governatore Mario Oliverio. Tutto avveniva “attraverso una consapevole e reiterata falsificazione dei vari stati di avanzamento lavori ovvero l’attestazione nei documenti ufficiali di lavori non eseguiti al fine di far ottenere all’imprenditore l’erogazione di ulteriori finanziamenti comunitari altrimenti non spettanti”. Barbieri, imprenditore residente a Roma, è considerato vicino al clan guidato dal boss della ‘ndrangheta Franco Muto ed è stato già coinvolto in una precedente operazione. Gli inquirenti definiscono “emblematica” la spregiudicatezza dell’imprenditore romano “spinta al punto di porre in essere condotte corruttive nei confronti di pubblici funzionari, finalizzate al compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio consistenti in una compiacente attività di controllo sui lavori in corso, nell’agevolare il pagamento di somme non spettanti ovvero nel riconoscimento di opere complementari prive dei requisiti previsti dal codice degli appalti oltre al mancato utilizzo di capitali propri dell’impresa appaltatrice in totale spregio degli obblighi previsti dai bandi di gara”. Le indagini avrebbero evidenziato come l’imprenditore romano, nei confronti del quale è stata contestata l’aggravante della “agevolazione mafiosa”, abbia impegnato poche decine di migliaia di euro “a fronte di diversi milioni di euro previsti dai bandi di gara”. Una situazione, secondo gli inquirenti, “ampiamente conosciuta ed avallata dai soggetti preposti al controllo”.

 

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